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Dall'omelia al Santuario della Guardia

L'ora della sera, nello svolgersi della vita, è l'ora dolce della giornata, il momento in cui i tumulti e gli impegni del lavoro si smorzano, tutto entra in quella quiete vespertina che precede il riposo. È l'ora del raccoglimento e dei ricordi, del rientro in noi stessi e spesso della verità di ciò che abbiamo vissuto durante il giorno.

In fondo all'anima sentiamo una pace rinnovata, che viene dalla fede e dalla preghiera. Pregare è vegliare in attesa della luce.

E la luce è venuta, è continuata oggi, continuerà domani. Si tratta della calda luce della fede.

Preghiamo la grande Madre, perché ci doni Gesù:

       "Salve Regina! A te ricorriamo noi esuli figli di Eva": dove andare lontano da te? Dove curare le ferite dell'anima, gli urti del tempo? Dove trovare riparo e conforto se non in te, Maria, che ci porti a Gesù, che ci porti Gesù? Donaci, santa Vergine, il dono delle lacrime: di poter piangere come l'apostolo Pietro ogni volta che ci allontaniamo da Cristo con i nostri peccati. Con te vicina il pianto sarà sincero, sarà come il gemito del bimbo che viene alla luce; alla luce che è Cristo. E sarà ancora una volta vita nuova, festa nella terra del nostro cuore e festa in cielo.

Grazie, o Maria, perché ci doni Gesù, il Figlio tuo e nostro Salvatore, l'unico che legge fino in fondo i nostri cuori, che non cessa di aver fiducia in noi, che non tradisce, che ci è veramente amico, che è il nostro ultimo destino. Amen.

  • (29 agosto 2007)


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