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La parrocchia è missionaria se...

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Fidei donum in Camerun, don Zaupa è ora parroco con un altro giovane sacerdote nell'unità pastorale di Valli di Fimon e Dorsale Berica, con sette piccole parrocchie vicentine.

Ci diciamo spesso che non ha senso parlare di "cristiani impegnati", perché o si è impegnati o non si è cristiani. Lo stesso diciamo della comunità cristiana: o è missionaria o non è comunità cristiana. Evitiamo anche di parlare di gruppo missionario e di attività missionaria, per non ricadere in equivoci.

Infatti, c'è sempre bisogno di fare i conti con la storia delle nostre chiese antiche, che si identificano ancora con la cristianità, in cui la chiesa era maggioranza nel territorio. Per questo si riteneva inutile il primo annuncio della chiesa, che era invece affidato alla famiglia, alla scuola e alla società stessa.

La missione è di tutti i cristiani

Un'altra convinzione ha marcato la mentalità dei nostri cristiani: che l'annuncio evangelico sia rivolto a terre lontane e riservato a specialisti, ai missionari. Perciò ancor oggi la missione non ci riguarda direttamente, ma riguarda altri.

Inoltre, il problema dell'annuncio missionario è stato spesso legato alla raccolta di fondi per i poveri e all'aiuto economico. Ancora oggi questo è il sottofondo di tanto impegno missionario, che investe molte energie e spesso esaurisce la dimensione missionaria della comunità cristiana.

Noi riteniamo importante, per una buona e solida pastorale a dimensione missionaria, avere idee chiare, che attingiamo dal vangelo, dal magistero, dalla riflessione della chiesa di Vicenza, dalle realtà presenti sul nostro territorio e dalle provocazioni che ci vengono dal nostro tempo e dalla nostra cultura.

Da dove cominciare

Nella lettura settimanale della Parola di Dio (abbiamo 4 centri nell'unità pastorale), ci lasciamo interpellare dalle parole e dalle scelte di Gesù e dal mandato che egli affida ai discepoli. Così nascono proposte nuove per l'omelia, gli incontri di catechismo e la formazione in generale. Nascono anche proposte concrete che ci orientano nel senso missionario dell'annuncio.

I documenti del concilio Vaticano II ci aiutano a comprendere la chiesa, la sua missione nel mondo, il ruolo dei laici, l'importanza del dialogo ecumenico e interreligioso, l'attenzione al mondo e alle sue problematiche. Perciò li approfondiamo spesso durante il corso annuale di formazione per tutti gli operatori pastorali.

La nostra chiesa di Vicenza e il vescovo ci invitano a non dare per scontata la fede dei cristiani, a non rinchiuderci nella cerchia dei "fedeli", ad aprirci alla missione nel territorio. Da alcuni anni il piano pastorale diocesano ha come filo conduttore, "Cristiani si diventa". Vuol dire che c'è bisogno di annunciare il vangelo per far nascere, crescere e maturare la fede, affinché diventi fonte di vita nuova e di carità.

Uno stile missionario in tutto

Per questa ragione proponiamo degli itinerari che mirano più all'annuncio del vangelo che alla preparazione tecnica ai sacramenti. Preparando i ragazzi, cerchiamo di evangelizzare gli adulti. All'interno di questi itinerari ben partecipati, l'annuncio missionario è ricorrente e sempre centrale.

In tutte le nostre attività e programmi pastorali cerchiamo di non perdere mai di vista l'essenziale, e cioè: la spiritualità, tenendo gli occhi fissi su Cristo; la missione, per essere strumenti e testimoni del suo amore nel mondo; la comunione, vivendo in gioiosa fraternità all'interno della comunità cristiana.

Non si tratta perciò di fare attività speciali - anche se alcune sono importanti come "segno" - ma di avere un atteggiamento e uno stile "missionario" in tutto quello che facciamo. Ci torna sempre in mente la parola del vangelo: "Chiamò a sé quelli che egli volle... per mandarli a predicare" (Mc 3,13-14). Siamo chiamati per andare. Se non andiamo forse non abbiamo colto la sua chiamata; e se abbiamo colto la sua chiamata non possiamo non andare...



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