La Pace con in mano Vangelo e giornale
Reggio Calabria, dopo più di due decenni, ha ospitato da sabato 22 a martedì 25 aprile il Convegno di Primavera SAE (Segretariato attività ecumeniche). Con riferimento al versetto giovanneo “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” (14,37), ha offerto un’ampia riflessione sul tema “Il Vangelo della Pace: sfida per i credenti e profezia per il mondo”. Una sfida che dev’essere accolta in ogni angolo del pianeta non come assenza di guerra, ma come esigenza che induce ad una nuova conversione verso la cultura della non violenza.
Su “Sfida e profezia nell’orizzonte geopolitico e interreligioso” hanno parlato il pastore battista Luca Negro, il prof. Antonino Mantineo dell’Università della Magna Grecia di Catanzaro e il teologo cattolico e componente del Consiglio Esecutivo SAE, Simone Morandini. Hanno ribadito la necessità di disarmare i cuori e smilitarizzare l’azione, idea non irrealizzabile, ma fondata su un sano realismo. Essa assume una dimensione ecumenica, se vissuta come dialogo e collaborazione tra le diverse religioni e come strumento fondamentale per soddisfare la richiesta di giustizia sociale, unica via, non priva di difficoltà, per attuare la pace nel mondo.
Di particolare interesse è stata la tavola rotonda “Esperienze ecclesiali locali come pedagogia della pace”, moderata dal caporedattore di Avvenire, Federico Maccione. Bruna Mangiola, operatrice Migrantes della Caritas Diocesana, ha raccontato con profonda amarezza il suo impatto con l’ingiustizia sociale ad ogni attracco dei barconi e nello stesso tempo la sua gioia nel “distribuire non solo cose, ma relazioni e sentirsi visitata dall’umano”. Vincenzo Linarello di Goel (gruppo operativo, reti di solidarietà e impegno per la liberazione dalle mafie) ha illustrato una realtà molto complessa, ma ben radicata nel tessuto sociale e culturale reggino. Ha evocato la necessità di un’etica efficace per arrestare il decadimento e ricercare “con gioia opportunità di ripartenza”.
Il diacono birituale Mario Casile, nella veste di Direttore dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, ha sottolineato ancora una volta che la profezia è una sfida da accogliere perché ciò che è stato profetizzato diventi convivenza pacifica. Per mons. Fortunato Morrone, arcivescovo della diocesi Reggio Bova e presidente della Conferenza Episcopale Calabria, non si può prescindere dalla valorizzazione delle voci e delle azioni profetiche del genere femminile nella relazione pace-giustizia e dall’importanza della sinodalità quale cammino da percorrere insieme.
Particolarmente significativo anche il momento della Celebrazione ecumenica, condotto dal pastore valdese Rosario Confessore, e animato dal coro multietnico sotto la direzione della sorella valdese Frida Bicker, durante il quale sono stati offerti ai partecipanti due significativi doni. Il primo era una pietra pomice, espressione della porosità che, come ha affermato la responsabile del Gruppo locale Gigliola Pedullà, ognuno di noi ha nel proprio animo, da colmare accogliendo la parola di Cristo che, come un fiume, ci attraversa lentamente e ci purifica. Strettamente legato al territorio reggino era il dono dell’olio essenziale del bergamotto, che fissa le fragranze. Don Nino Pangallo, direttore del seminario Pio XI della città, lo ha presentato come metafora del nostro modo di essere, per comprendere che ognuno di noi è in grado di assorbire gli odori positivi della vita e di restituirli agli altri per divenire come Cristo attivista di una teologia della pace.
L’evento ha consentito anche momenti di evasione come la passeggiata notturna sul lungomare Falcomatà per conoscere i luoghi di San Paolo e i resti della civiltà greco-romana, l’escursione a Bova Marina per visitare i resti di una sinagoga ed il relativo museo con l’ascolto di Miriam Jaskerovicz Arman (Universal Peace Federation) su “Da Pesah a Shavuot”. Ed infine per godere della bellezza e della ricchezza del Museo Archeologico Nazionale. Durante il convegno si è respirata un’atmosfera aggregante, in cui ha trovato conferma il bisogno di pace e l’esigenza di una scelta condivisa.
Concludo con le parole del pastore battista Luca Negro. “Credere nella pace tenendo in mano il Vangelo e il giornale”, cioè essere capaci di leggere il mondo e interpretarlo accostandoci all’uomo storico ed essere contemplativi, non ignorando che tutti gli abitanti del pianeta sono interconnessi malgrado le diversità e le distanze.