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La missione in Camerun: P. Giovanni Montesi, Intervista

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Dopo un periodo di riposo, p. Giovanni Montesi, marchigiano di Senigallia, è ripartito per la missione in Camerun. Passando da Brescia, ci ha raccontato tante cose interessanti e per noi inedite. Allora ne abbiamo approfittato per intervistarlo. Qui pubblichiamo una prima parte, riservando il resto a una... seconda puntata.

Com'è nata la tua vocazione missionaria?

Ero in seminario a Senigallia, negli anni in cui p. Valter Gardini faceva animazione missionaria nei seminari. Così mi sono reso disponibile anch'io per la missione in Africa o in America latina. Ma essendo già partito mio fratello Eugenio per la Sierra Leone, il vescovo mi disse no!

Allora come hai fatto?

Dopo sei anni di reiterate richieste andai dal vescovo mons. Umberto Ravetta e gli dissi: "Eccellenza, lei ha meno fede e meno generosità di mia mamma; perché mamma accetta che due figli partano missionari...". Allora mi ha benedetto con tutte e due le mani dicendomi: "Va pure, questa è la tua vocazione".

È stata subito Africa!

No, prima ho trascorso nove anni come animatore missionario e insegnante in due case saveriane del Nord Italia, a Como e in Brianza, vivendo la mia prima esperienza pastorale. Poi, nel 1976 sono partito per lo Zaire e lì ho avuto la fortuna di vivere con p. Meo Elia e la fraternità che egli aveva creato con Emma Gremmo di Biella e Luisa Flisi di Parma. È stata una bella esperienza. Eravamo due missionari, i coniugi Marino e Bruna con due bambini, Emma e Luisa: carismi e sensibilità diversi e complementari, ma ci sentivamo una cellula di chiesa.

Poi il Camerun...

Nel 1985 ho accompagnato gli studenti zairesi in Camerun per studiare teologia. E là sono rimasto. Fino al 2002 sono stato a Yaoundé, poi a Douala; prima ho lavorato in una parrocchia; oggi sono al "Centro Saverio" per l'animazione missionaria.

Come sta il Camerun?  

C'è più coscienza e partecipazione, la scolarizzazione è alta. Anche a livello cristiano il senso di responsabilità è in aumento. Se invece parliamo di politica e infrastrutture, grossi miglioramenti non ci sono stati, anzi... C'è mancanza di trasparenza e aumenta la corruzione. Lo stipendio medio è di circa 80 euro al mese. Per fortuna c'è la solidarietà tra famiglie e l'aiuto della Caritas. Anzi, sono le stesse famiglie ad alimentare la cassa della Caritas, specialmente in avvento e in quaresima.

Come hai trovato le Marche?    

Fa sempre bene tornare nella chiesa d'origine. Trovo attenzione quando racconto le priorità della chiesa in Camerun. Mi sembra ci sia sintonia e accordo sulle opzioni di fondo. Qui forse si fa ancora fatica a tradurre l'ideale nella pastorale ordinaria, che non è ancora missionaria come potrebbe e dovrebbe essere.



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