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La missione chiama: Missionari anche oggi, perché?

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Con noi Dio porta a compimento il suo progetto sull'umanità. Caro Andrea e giovani amici, mentre scrivo queste righe penso specialmente a voi. Mi aiuta la scelta che hanno fatto Fabien, René, Santos e Wagner, giovani teologi saveriani di Parma: dopo aver lasciato famiglia, lavoro e amici, hanno deciso di consacrarsi alla missione, per sempre.

Il progetto di Dio, che in Gesù si è fatto carne e sangue, continua a compiersi attraverso i suoi discepoli. Ci sono tanti uomini e donne che vivono e portano nel mondo la sua luce e la sua parola, la sua forza e la sua consolazione. Nulla di più concreto per rispondere alla fame che ogni uomo sente nel profondo del proprio cuore.

È lo stesso Signore Gesù che vuole raggiungere ogni epoca della storia e ogni luogo della terra, per arrivare a ogni persona. Ciò che è accaduto all'inizio della sua missione evangelizzatrice con i suoi amici Andrea e Giovanni, Giacomo e Simone e gli altri apostoli - cioè "mandati" - accade oggi con noi, quando siamo disposti a essere strumenti della sua presenza e della sua azione nel mondo. Per chi ha incontrato Cristo, è una chiamata "bella", aperta a tutti i popoli.

È vero, nel mondo ci sono problemi gravi. Ma è anche vero che l'umanità è avvolta dalla sim-patia di Dio. Per giungere al suo compimento, l'umanità ha bisogno della Buona Novella, di persone e comunità che possono esprimerla. "È importante - scrive papa Ratzinger - che confluiscano all'umanità forze di riconciliazione e di pace, forze di amore e di giustizia".

È importante per il "bilancio" dell'umanità, che conosce tante violenze e ingiustizie. Chi ha conosciuto una grande verità e ha trovato una grande gioia, deve trasmetterla perché la grande Luce deve illuminare il mondo, la casa della famiglia umana.

Ho visto tanta gioia in coloro che, ascoltando il vangelo, si sono sentiti amati e hanno donato la loro vita per gli altri. Ricordo a Goma (Congo RD) l'abbraccio di mamma Fraçoise, malata di Aids, capace di consolare gli altri malati. Ricordo la gioia e la fatica dei missionari, espressione del Risorto tra i poveri della periferia. Ricordo le piccole sorelle e tante altre donne, forza d'amore tra gli sfollati e i sofferenti della città. Sono segni umili e poveri di quella presenza che Gesù ha assicurato sino alla fine dei tempi.

Missionari oggi, perché? Siamo insieme ai nostri popoli, la famiglia dei figli di Dio: ci apparteniamo. Le missioni sono una questione d'amore. C'è la Carta dei diritti umani, ed è stato un passo avanti identificarli (riconoscerli è più impegnativo!). Ma c'è soprattutto la realtà della comune appartenenza scritta nel nostro sangue, che ci chiama a rapporti "densi" di fraternità, rispetto e benevolenza. Sono comportamenti che aprono al dialogo e alla gratuità.

Perché dopo tanti secoli ancora la missione? Perché ogni generazione è un nuovo inizio. La libertà dell'uomo è sempre nuova. Lo Spirito dona il vangelo vivo attraverso la comunità dei credenti, uomini e donne che, in un certo modo, continuano l'incarnazione.

Siamo contenti, noi che ci sentiamo vicini alla meta, di dire a te Andrea e a tutti i giovani: Non aver paura a scendere in campo. Non sei solo. Lo Spirito del Risorto, cammina davanti a te. Ti dona dei fratelli perché insieme possiate essere il segno di un mondo nuovo. "Ti assicuro, io sarò sempre con voi - dice Gesù - Amatevi come io vi ho amato e conosceranno che siete miei discepoli". La comunione vera non toglie nulla alla tua individualità, ma la potenzia con le ricchezze degli altri e ti aiuta a continuare il tuo cammino.

Coraggio, con Lui tutto è possibile.



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