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La mangiatoia, appuntamento di tutte le Guerre

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Hanno rotto l'incantesimo del presepio

Il presepio parla da solo. Il presepio porta anche i più poveri in un mondo di poesia. Lontano dalle preoccupazioni e dalle competizioni di ogni giorno, evoca tenerezza. L'incantesimo delle cose semplici. La nostalgia della povertà. Molto più delle luci meccaniche che illuminano le vetrine dei negozi . Molto più dei pacchetti scintillanti appesi all'albero di Natale.

L'anno che si conclude ha tuttavia fatto ricadere minacce orrende sulla pace che irradia da Betlemme. Per la prima volta nella storia, nel luogo dove Dio è nato bambino, sono stati ammazzati degli uomini. La statua della Vergine che  campeggia sulla facciata della basilica è stata mutilata da una granata. La mangiatoia è diventata l'appuntamento di tutte le guerre e di tutte le tempeste.

Il presepio come lo pensa Dio

All'improvviso il presepio ci ha mostrato il volto audace di Dio che ha deciso di nascere là dove tutto era contro di lui. Dove tutto era organizzato contro di lui: gli uomini, i fatti, la società, il congegno delle leggi di Erode e del potere. Tutto era contro quel bambino; contro tutti i bambini del mondo. Contro la famiglia del Dio Bambino; contro la vita di famiglia.

Io credo allora che il presepio di quest'anno non vada composto solo per evocare quanto è avvenuto a Betlemme, duemila anni fa. A me sembra invece che bisogna cominciare a costruire un presepio come lo ha vissuto Dio, che si sentiva assolutamente responsabile. Che non trattava nulla come indifferente.

Nulla di quello che succede. Un Dio che soffriva tutto, soffriva dappertutto. Che, solo al mondo, può vantarsi di aver esaurita tutta la sofferenza umana, tutto il dolore che il mondo può offrire a chi vive sulla terra.

Le stelle nel cielo del presepio

Seguendo questo nuovo modo di costruire il presepio, mi è venuta la fantasia di accendere nuove stelle nel cielo di cartapesta. Per ricordarci che mentre tutti gli altri se ne infischiavano, quel Bambino è rimasto coinvolto. Coinvolto nell'avvenire del mondo. Perché Lui vuole salvare tutti. Lui vuole illuminare tutti con la sua luce.

Per ricordarci che Lui solo paga per tutti. Mentre gli altri scantonano sempre ... Credo di aver già contato milleottocentosettantatre stelle luminose nel cielo del presepio. Voi probabilmente ne avrete contate di più. Intanto io comincio a raccontarvi le 1.873 stelle accese che sono già riuscito a contare.

Una stella di nome Matteo

La prima stella che ho visto brillare nel cielo di Natale ha un nome: si chiama Matteo ed ha otto anni. Alla fine dell' estate ha vinto una gara regionale di nuoto, battendo tutti i ragazzi della sua età. E sui bordi di una piscina coperta, a Piacenza gli hanno consegnato la medaglia d'oro del primo classificato. Suo papà lo gustava tutto.

Ma per riuscire a vincere, aveva dovuto allenarsi tre giorni alla settimana. E sua mamma a seguirlo continuamente per dargli coraggio, fin che il suo corpicino di ragazzo si è affusolato come una spola, che scivola nell'acqua.

Quando ha vinto aveva il volto di uno che aveva compiuto il proprio dovere. Niente di più, niente di meno. Qualche settimana fa, il nonno di Matteo, che si chiama appunto Natale, mi aveva invitato a casa sua perché Matteo aveva una busta da consegnarmi. Matteo mi accolse con la stessa espressione del giorno in cui aveva ricevuto la medaglia d'oro:

"Padre, eccole i soldini che i nonni mi hanno donato il giorno della prima comunione. Li mandi ai ragazzi più poveri che conosce ... ".

Non so perché, ma quel gesto era bastato a farmi comprendere che al mondo di oggi esistono ancora tanti ragazzi ben educati, educati alla responsabilità. Ad essere responsabili degli altri. E dietro questi ragazzi ci sono insegnanti e genitori che brillano come stelle nella notte ...

Una stella di nome Claudio

Ho contato anche una seconda stella. Porta il nome di un giovane di 27 anni: Claudio. Un ragazzo cresciuto, come tanti, in una famiglia divisa. Ma per una combinazione provvidenziale, i suoi occhi sono rimasti svelti e buoni.

A novembre, quando l'ho incontrato l'ultima volta, lavorava ancora in un ristorante, sulle rive del Po, con la cucina di pesce: "Padre, a fine anno lascerò il ristorante per entrare in seminario. Sento la vocazione a diventare prete".

Gli posi delle domande di esplorazione e mi resi conto che si trattava di vera vocazione. Mi parlava di Gesù come un innamorato. Era disposto a riprendere gli studi. Mi diceva che certamente il Signore l'avrebbe aiutato a superare tutte le difficoltà del cambiamento.

Chi ha seguito una vocazione di consacrazione, sa bene che quelli sono segnali inequivocabili. Quello è il segno della commozione che accompagna i primi passi di chi entra in seminario. Gli chiesi dove avesse pescato quell'idea: "La sento dentro. E mi dà tanta gioia".

Quella sera, tornando a casa, mi commossi al pensiero che il Signore continui ad accendere le stelle del cielo, ogni sera. Al pensiero che il Signore sia capace di riempire di gioia il cuore di un giovane di 27 anni ...

Le altre 1.871 stelle

Sono i neonati che una suora ha aiutato a nascere lungo i sentieri di guerra e di sangue, in Africa, al confine tra il Congo e il Burundi. Tre anni or sono la missione era stata attaccata da soldati e ribelli.

Il volto del parroco era stato sfigurato da una pallottola di fucile. Le suore maltrattate e abbandonate. La gente era fuggita. Padre Giuseppe, contro il parere di tutti era partito a liberare le suore e le aveva fatte rientrare in Italia.

Ci sono voluti tre anni prima che si riprendessero. Ora sono tornate . Hanno chiesto al padre di rimettere in ordine le stanze della maternità e di aggiustare il tetto. Lo stretto necessario per ricominciare.

A Natale fanno giusto sei mesi da quando le tre suore sono rientrate. In sei mesi, in quella piccola maternità, sono venuti al mondo l.871 bambini. Donne che, come Maria, hanno percorso due giorni di strada a piedi per dare la vita ai loro figli, presso le suore. Al sicuro.

Quando padre Giuseppe mi raccontava questi fatti, dentro di me pensavo: in un mondo in cui le televisioni continuano ad avvelenarci il sangue con storie di morte e di violenza, Dio costruisce il presepio della vita lontano dai riflettori. Dio continua a suscitare nelle donne la vocazione a divenire mamme. A prendersi cura della vita e di ogni creatura umana.

E mi sono detto: "Che bello sarebbe costruire un presepio così, come lo pensa Dio!"



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