La grazia di tornare in Brasile
Sto scrivendo queste poche righe alla vigilia dell'Epifania, che per noi missionari ha un significato speciale: è la festa della luce di Gesù, che si manifesta a tutta l'umanità. I magi che si recano alla culla di Gesù sono per noi il simbolo dell'uomo in ricerca; rappresentano tutti i popoli che cercano un segno, un senso, una luce per capire il perché della vita.
Ho trascorso undici anni in Gran Bretagna, dove sono entrato a contatto con una cultura differente da quella mediterranea. Lavorando tra i ragazzi di strada, come cappellano nelle prigioni, con i barboni sotto i ponti di Londra e nel movimento Pax Christi, ho cercato che tutti potessero adorare il Signore e offrire a lui i doni ricevuti.
Il Signore è il polo d'attrazione e il significato di ogni vita umana. Il missionario non fa altro che testimoniare questa realtà in ogni cultura, consapevole di dover dare agli altri ciò che lui ha gratuitamente ricevuto.
Ora sto partendo per il Brasile. Questo mi riempie di gioia, anche per un altro motivo. Il 2008 è l'anno del mio 25.mo di sacerdozio, e celebrarlo là per me è una grazia, perché proprio in Brasile ho fatto la mia prima esperienza di missione. Ricordatemi nelle vostre preghiere e accompagnatemi anche voi nella missione.
Il Bambino pacifico ha sconvolto i potenti e ha confortato i poveri. Possa anch'io stare sempre dalla sua parte.
Ringrazio la mia famiglia saveriana e tutte le persone che ho conosciuto: saranno sempre presenti nel mio cuore e nelle mie preghiere.