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La gioia di donare il vangelo

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Pellegrinaggio sui luoghi del Saverio

I saveriani di Vicenza hanno organizzato una “marcia” nei luoghi dov’è passato san Francesco Saverio, in occasione delle manifestazioni per il quinto centenario della sua nascita.

Il Saverio a Vicenza

La manifestazione si è svolta sabato 24 giugno, partendo dalla sede dei missionari saveriani in viale Trento, alle ore 18,30. Il superiore della comunità p. Mario Giavarini, ha dato il “benvenuto” a tutti i presenti, sottolineando l’importanza della tappa di Vicenza nella vita di san Francesco Saverio. Qui ha avuto inizio la passione del santo per le anime, per i poveri, per i malati. A Vicenza il Saverio ha celebrato la sua prima Messa. Qui i primi seguaci di sant’Ignazio si sono dati il nome di “compagni di Gesù”.

La marcia è stata abbinata all’iniziativa di “giovani per la missione”, già collaudata con successo. Settanta giovani sono partiti quest’estate per una breve esperienza missionaria in Africa, in Oriente e nelle Americhe. Per la chiesa di Vicenza, che ha donato tanto alle missioni, significa un invito a rin­forzarsi nella fede.

Una lunga colonna

Padre Renato Trevisan, saveriano di Caldogno e missionario tra gli indio kayapò dell’Amazzonia, ha riassunto la vita del grande apostolo, partendo dalla potente molla che lo ha spinto a partire, cioè il tormento creato nella sua anima da sant’Ignazio con le parole di Cristo: “che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde l’anima?”. Da qui nasce l’amore di Dio, l’amore per le anime che ha portato il Saverio ad affrontare i suoi viaggi incredibili ed estenuanti: 900 chilometri per 13 volte; 30 mila perso­ne da lui battezzate, con la visione dell’ultimo viaggio verso la Cina. Sapeva che non sareb­be più tornato indietro.

La nostra marcia è iniziata con il canto a voci spiegate: “Esci dalla tua terra e va...”. La colonna si è allungata in viale Trento, si è innestata in via dei Cappuccini, fino alla località dove avevano soggiornato sant’Ignazio e san Francesco Saverio. Ora restano solo tracce di mura diroccate.

Il convento e l’ospedale

Il gesuita p. Fantola, durante la sosta, è intervenuto con accenni sto­rici sul luogo, partendo da una lettera del Saverio. Nell’ottobre del 1537 gli undici gesuiti si riunirono a Vicenza, nel convento di S. Pietro in Rivarolo. Era un convento privo di porte e di finestre. Dovevano dormire sui pagliericci. Poi il Saverio, con il sopraggiungere dell’inverno, si ammalò e venne ricoverato nell’ospedale degli incurabili (ora S. Bortolo), dove si era recato molte volte per assistere i bisognosi.

La sfilata è proseguita in via Legione Antonini, fino alla chiesa di santa Bertilla, dove il vescovo mons. Cesare Nosiglia ha celebrato la Messa. La gente presente era davvero tanta.

L’invito del vescovo ai giovani

“A volte - ha detto il vescovo nella sua omelia - viene da domandarsi se Cri­sto dorme, come nella barca sul lago di Galilea, o come nei campi di sterminio. Occorro­no testimoni per richiamare a maggiore speranza. Ecco allora i giovani, che sono disponibili e credono in Dio, a cui nella è impossibile”. E ai giovani in partenza per la missione arriva l’invito a non vivere più per se stessi, ma per Cristo. “Partite con il mandato, con il sigillo della chiesa. Gustate la gioia di donare il vangelo, donando voi stessi. Accendete il fuoco irresistibile dell’amore. Al ritorno, ci farete gustare la vostra esperienza. Portate, assieme alla vo­stra fatica, il cuore del vostro vescovo e riportateci la vostra gioia, quella che anch’io ho provato al rientro da una missione”.

Dopo l’invocazione ai santi martiri d’oggi, il vescovo ha benedetto i partenti e i croci­fissi, che aveva consegnato a ciascuno di loro.



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