La fattoria della speranza
Padre Zurlo ci racconta un’esperienza di promozione umana con i giovani in difficoltà, ultima avventura di p. Massimo Bartoli, anconetano, in Amazzonia. Da alcuni mesi p. Massimo è animatore missionario a Cagliari.
La “Fattoria della speranza - Fazenda da esperança” - è una comunità terapeutica per il recupero dei tossico dipendenti, creata dal francescano tedesco fra’ Hans Stapel e dal laico brasiliano Nelson Giovanelli R. dos Santos. La prima fattoria è stata aperta il 29 giugno 1983 a Guaratinguetá, nello stato brasiliano di São Paulo.
Solo Dio può stare sempre vicino
Antonio, un giovane intossicato, aveva richiesto “qualcuno che mi stia vicino 24 ore al giorno; non voglio più vedere mia madre soffrire!”. L’unico che può soddisfare la richiesta di Antonio e stargli accanto giorno e notte è Dio, pensarono fra’ Hans e Nelson.
Perciò iniziarono a scegliere ogni giorno una Parola di Dio, come compagna di vita.
In seguito alla richiesta di tanti altri giovani in difficoltà, è nata la “famiglia della speranza”, un’associazione di fedeli volontari che si dedicano a servire i giovani disagiati. Le “fattorie” si sono moltiplicate in Brasile e in altre nazioni dell’America latina e anche in Russia, Filippine, Mozambico, Germania. In tutto, 89 “fattorie”.
Nel 2007 la “fattoria” ha ricevuto la visita a sorpresa di papa Benedetto XVI, che ha emozionato tutti con il suo abbraccio ai giovani emarginati. Il papa lasciò loro una missione da compiere ogni giorno: “Voi dovete essere gli ambasciatori della speranza”.
La “fattoria” S. Guido Conforti a Tucumã
Il 10 marzo 2013 nasce a Tucumã, nella regione del Pará, la 89.ma Fattoria della speranza, dedicata a san Guido Conforti. Il seme era stato seminato tre anni prima dal saveriano cremonese p. Giuseppe Borghesi, poi trasferito nella missione di São Felix do Xingu. Ma il suo successore p. Massimo Bartoli ha portato avanti il progetto con grande dinamismo.
L’area per costruire la “fattoria” è stata donata dai coniugi Jorge ed Edite. Tutta la comunità cristiana di Tucumã ha collaborato alla costruzione di una casa per 18 giovani, di una sala coperta e la ristrutturazione di una piccola casa già esistente. L’ultimo mese, undici giovani “recuperati” hanno lavorato intensamente per completare la sistemazione della “fattoria” e far conoscere l’iniziativa nel vicinato.
Questi giovani volontari hanno diffuso gioia e speranza in tutta la popolazione.
Il giorno dell’inaugurazione, oltre a un migliaio di persone, erano presenti i fondatori fra’ Hans e Nelson e i missionari delle zone vicine, tra cui l’iniziatore p. Giuseppe. Il vescovo di Tucumã mons. Erwin è rimasto sorpreso per la velocità con cui sono stati fatti i lavori e ha espresso gratitudine a p. Massimo e ai saveriani per la realizzazione di questa importante iniziativa.
Molte vite saranno trasformate con il metodo basato sulla triplice esperienza di spiritualità, convivenza e lavoro. Ogni fattoria, infatti, si auto mantiene attraverso il lavoro, che impegna e valorizza i giovani ospiti. Si tratta di una vera forma di “terapia occupazionale”.
Il “santuario” della speranza
Il nome della “fattoria” è stato scelto dal gruppo di pellegrini che era stato a Roma per la beatificazione di mons. Conforti. I saveriani hanno accolto volentieri la proposta dei pellegrini e così la 89.ma “Fattoria della speranza” è stata dedicata proprio a san Guido Conforti, che è certamente felice di essere arrivato in Amazzonia a benedire il popolo con la sua presenza, portatrice di speranza.
Ora, parroco di Tucumã è il giovane saveriano vicentino p. Paolo Andreolli che, con il parroco uscente p. Massimo Bartoli, ha messo a dimora una piantina, segno di vita nuova (vedi foto).
Generalmente i “santuari” sono chiese in cui i devoti si recano per pregare, spesso dopo aver percorso lunghe distanze, con disagi e sacrifici…
Vanno perché lì sentono la vicinanza di Dio, per chiedere grazie o ringraziare per grazie ricevute. E tornano a casa con la fede rafforzata.
Anche le “Fattorie della speranza” possono essere chiamate “santuari” della nuova evangelizzazione.
Sono tante, infatti, le persone che visitano le “fattorie”, in cerca di una luce nella propria vita. Vengono e trovano altre persone che si sforzano di vivere il vangelo e aiutarsi a vicenda. E tornano a casa rinnovate nell’anima.