La fame di cui c’è bisogno: Le famiglie vivono il vangelo?
Nei villaggi del Bangladesh, quando il sole è implacabile o la pioggia più insistente, i contadini si concedono una sosta nella veranda della loro capanna. I più cedono alla passione per la conversazione. Ma non è raro vedere qualche cristiano che s'immerge nella lettura della Bibbia. Confesso che questo spettacolo mi fa gioire. La Bibbia che la gente ha tra le mani è stata stampata in 12mila copie con il ricavato della vendita dei presepi missionari, realizzata dai saveriani di Vicenza.
Se è raccapricciante vedere l'immagine di bambini bengalesi che rovistano nella spazzatura in cerca di qualche scarto, è certamente provocatoria l'immagine dei poveri bengalesi che si nutrono della parola di Dio.
Per il nostro consumismo e il disimpegno cristiano, entrambe le immagini possono dare uno scossone alla nostra coscienza.
Se alla preoccupazione di nutrire il corpo corrispondesse anche quella di nutrire l'anima, nella nostra vita si stabilirebbe un sano equilibrio. L'appetito ci convince di essere in buona salute. Ma chi pensa a verificare la propria "fame spirituale"? E se non ci si nutre spiritualmente, come può venirci appetito, visto che... "l'appetito vien mangiando"?
È sempre più difficile trasmettere la fede e impegnarsi con fantasia creativa per far lievitare con il vangelo i vari ambiti della nostra vita e far crescere cristianamente i figli.
Fino a che punto le nostre famiglie cristiane si preoccupano di avere uno stile di vita secondo il vangelo?
In Bangladesh ho preparato un poster con questo messaggio: "Gesù è Signore e Amico di questa famiglia, l'Ospite invisibile che ascolta ogni parola". Una famiglia cristiana può così verificare la propria fede: se sente Cristo come presenza amica, se parla volentieri di Dio e con Dio, se cerca nella parola di Dio luce e forza per farsi prossimo a chi ha bisogno.