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L’obiettivo di una celebrazione comune

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Da dieci anni coordino la catechesi nella comunità della cattedrale di San Paolo a Worcester. Questo servizio mi mette in contatto con tante famiglie della comunità latinoamericana (ispana), americana e afro-americana. Cerco una conciliazione fra le tre coscienze culturali, perché arriviamo a integrarci e godere della ricchezza degli altri, collaborando in ciò con il rettore della cattedrale, ispano, e col vicario episcopale.
Quella della Cattedrale non è una parrocchia territoriale. Le persone la frequentano per scelta, venendo anche da Paesi vicini: il 90% è ispano, il 5% americano e il 5% afro-americano. Per un migrante, anche se regolare, la vita negli Stati Uniti non è semplice e nella Chiesa trovano il calore di una comunità e la forza di andare avanti.

La comunità americana, costituita in maggioranza da persone anziane, si sta riducendo. Alla catechesi del sabato partecipano solo una decina di bambini e delle tre Eucaristie domenicali in inglese ne è rimasta una, frequentata anche dagli afroamericani. Una buona parte della comunità afro è costituita da rifugiati. Attivi nelle iniziative parrocchiali, cercano di integrarsi con la comunità ispana, forse per consonanza d’età e perché si ritrovano nella vivacità delle sue celebrazioni. Con l’aiuto di un diacono ghanese, li incoraggiamo a prendere loro stessi delle iniziative, a sentirsi a casa in parrocchia. Un piccolo segno di questo percorso è il fatto che, nella Cattedrale, hanno affiancato alla statua della Madonna di Guadalupe, patrona dell’America, l’immagine di santa Bakhita.

La comunità ispana è grande e attiva ed è originaria di vari Paesi del Centroamerica e quindi varia al suo interno. Ci sono persone presenti da più di vent’anni, che non possono tornare in patria perché, privi di documenti, non potrebbero tornare indietro. Così vedono morire i loro genitori… via Skype. Quando i figli ormai adolescenti raggiungono i genitori negli Stati Uniti, spesso ci sono difficoltà di relazione. Accolgo, ascolto e oriento verso professionisti, programmi e associazioni che possono dare loro l’aiuto necessario. Anche in parrocchia c’è uno psicologo volontario che tiene laboratori per i genitori.

La pastorale deve tener conto delle differenze di lingua e di cultura. La comunità afroamericana parla inglese. Nella comunità ispana, quelli che, al loro arrivo, si sono messi subito a lavorare fanno ancora fatica ad esprimersi in inglese. Con i loro figli cerchiamo piuttosto di incoraggiarli a non perdere la lingua spagnola. Un tempo c’erano due programmi separati di catechesi, per americani e ispani. Quando sono arrivata mi hanno chiesto di unificarli. Occorre fare molto cammino e superare resistenze, ma arrivare a celebrare insieme è possibile.



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