L’icona della missione: Tabità, la Gazzella del vangelo
L'importanza di "confezionare"
Leggiamo nel libro degli Atti: "Tutte le vedove in pianto mostravano a Pietro le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro..." (9,39).
Tra i racconti di tanti uomini corriamo il rischio di non notare il racconto di questa donna. Anche qui, l’attenzione è concentrata su Pietro che opera segni e miracoli. Ma stiamo imparando un nuovo modo di leggere, che va oltre le letture tradizionali... Nel racconto di Atti 9,36-43, varie parole richiamano la mia attenzione, a cominciare dal nome della donna, protagonista del racconto.
Donna Gazzella: il suo nome ebraico era "Tabità", in greco "Dorcas", che significa proprio "Gazzella". Dalla letteratura giudaica sappiamo che era un nome dato alle donne schiave. Dà l'idea di una creatura agile e bella. Tabità era una discepola. Questo titolo era dato a coloro che si mettevano sulle orme di Gesù, che accoglievano la buona notizia, entravano nella comunità e accettavano la sfida di tessere relazioni nuove.
Tabità era conosciuta per le buone opere e le elemosine che compiva.
Aveva ottenuto la liberazione dalla schiavitù proprio per poter fare elemosine? Non sappiamo. Il testo non è chiaro. Faceva elemosine? Sì, ma non nel senso comunemente inteso da noi oggi. Nella nostra mentalità, fare l’elemosina è dare ciò che avanza: cibo, vestiti, spiccioli... Non è il caso! Il versetto 39 ci illumina. Le opere buone di Tabità sono di altro tipo. Lo rivelano le vedove stesse, "mostrando le tuniche e i mantelli che Tabità aveva confezionato quando stava fra loro".
"Aveva confezionato". Due parole che aprono orizzonti. Confezionare significa tessere, tagliare e cucire. Significa tempo strappato alla fatica quotidiana, ore di veglia prolungata, ritagli di tempo rubati al riposo... Il suo è un affare collettivo, comunitario. Non da sola, ma fra loro, con loro, aiutando nella necessità, insegnando e imparando a tessere e cucire nuove relazioni.
Chi è Tabità? Vedova o madre, sposa o nubile, libera o schiava? Il testo non chiarisce; lascia tutto aperto. Il nostro sguardo è orientato solo verso il dolore delle vedove e verso Tabità, la loro Gazzella.
Situazioni di abbandono, di povertà, di sofferenza: a questo pensiamoparlando di vedove. Era così anche ai tempi di Luca. Era così anche a Giaffa, prospero centro commerciale. Da qui era cominciata la rivolta giudaica contro Roma. La città era stata distrutta dalle legioni romane, la rivolta domata, lasciando dietro di sé lutto e dolore. In questa situazione, la numerose vedove guardano a Tabità e cercano di imitarla pentando discepole di Gesù.
Tempo e lavoro, beni e creatività, Tabità non li considerava suoi.
Li collocava ai piedi della comunità. Riuniva le donne che si trovavano in difficoltà e insieme cominciavano a fare esperienza di questo nuovo modo di vivere e conpidere. Era un'ottima animatrice: incoraggiava, coordinava, insegnava a tessere, a tagliare e cucire, conpidendo beni materiali e qualità umane. Come una gazzella, era stata agile nel comprendere il progetto di Gesù; agile nell’organizzare donne e uomini intorno alla proposta di Gesù.
Non poteva morire: la sua morte avrebbe offuscato la bellezza della comunità. Le vedove piangono. La comunità chiede a Pietro di venire. Pietro subito accorre e, nel silenzio, ordina: "Tabità, alzati!"... e la presenta loro viva. "Alzati" è il verbo della risurrezione; è la parola della vita. Pietro restituisce la vita a Tabità; restituisce Gazzella alla comunità; restituisce agilità e bellezza al progetto comunitario di Gesù.
"La cosa si riseppe in Giaffa e molti credettero nel Signore" (At 9,43). Tabità risorta è buona notizia per coloro che ancora non credono. Tabità è una donna che evangelizza.
Correvi veloce nella via. La morte invidiosa fermò la tua agile corsa. Tabità, Dorcas, Gazzella: nome sussurrato, mormorato nel pianto. Le tuniche, i mantelli parlano a tutti delle tue belle opere, di un sogno tessuto e vissuto insieme.
E all’improvviso, una buona notizia: Tabità vive! Gazzella corre agile ancora! Dorcas compie ancora opere buone! Per le donne, le vedove, il tuo nome è bellezza di utopia. Le tue confezioni sono "buona notizia".
Sei donna che evangelizza e fa crescere la comunità, secondo il progetto di Gesù.
Per continuare a riflettere
- Leggi di nuovo Atti 9,36-43: noti altri aspetti interessanti nel racconto? Quali sono e a cosa ti fanno pensare?
- Nelle tua comunità ci sono donne come Tabità? Racconta la loro storia: cosa fanno?
- Puoi essere anche tu "buona notizia" per altri? Come?