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L'icona della missione: Lidia, donna senza barriere

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In ascolto, credente, accogliente

LA PAROLA

Salpati da Tròade, facemmo vela verso Neapoli e di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni; il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera, e sedutici rivolgevamo la parola alle donne là riunite. C'era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. Dopo essere stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò: “Se avete giudicato ch'io sia fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa”. E ci costrinse ad accettare. (Atti 16,12-15)


Nel nome forse portavi il ricordo della tua regione d'origine, la Lidia appunto, che scendeva montuosa e verdeggiante verso il mar Egeo, nell'Asia Minore. Nella tua città natale di Tiàtira, la tua gente lavorava tessuti di porpora. Tu facevi parte della filiera, come si dice: smerciavi porpora all'estero, in quella città greca di Filippi in cui i romani erano tanti e appassionati del tuo prodotto. Un bell'affare. Tant'è vero che avevi anche una casa e non minuscola.

Donne al fiume. Non eri però affascinata dalle cose vistose. Ai grandi tra i greco-romani e ai loro templi, avevi preferito un invisibile Dio, che onoravi anche senza tempio. Con le altre donne della città, vi riunivate lungo il fiume per pregare. Non sappiamo se gli uomini pregassero anch'essi, a poca distanza. Lì, quel sabato, vi raggiunsero Paolo, Timoteo e Sila.

Già l'accoglierli fra voi non era scontato, forestieri com'erano, oltre che uomini. Ma tu sapevi qualcosa del trovarsi ospite in terre non tue. Li avete fatti sedere e avete ascoltato colui che fra loro ha preso la parola: Paolo. Il Dio di Abramo e Sara aveva dato loro il discendente promesso, in cui tutti i popoli sarebbero stati benedetti: è Gesù, e l'ha confermato risuscitandolo da morte.

Un ascolto straordinario: le parole ti entravano dalle orecchie, attraversavano la mente e scendevano diritte al cuore, che consentiva e vibrava di gioiosa, intima certezza. Non era l'uomo che vi stava davanti a operare tutto questo: tu sentivi il passaggio di Dio. Abituata a fiutare gli affari, avevi capito che lì c'era la vera occasionedella tua vita. Non c'era che da credere, da aderire, da incollare la tua vita a quella Parola, per sempre.

Un giorno straordinario: sei corsa a casa e lo hai detto a tutti. Ed ecco, l'acqua e il nome del Dio della vita - Padre, Figlio e Spirito - hanno suggellato la vita nuova che già germogliava in voi. La tua casa è divenuta chiesa; voi siete chiesa.

Quel che accadde dopo è qualcosa che le donne sanno far bene: far cambiare idea . Paolo non voleva essere mantenuto da nessuno; non sopportava che ci fosse anche solo il dubbio che cercasse una qualche ricompensa. Se ha accettato di essere tuo ospite, era stato convinto proprio dalla tua calorosa accoglienza. In casa tua, hai ristorato quegli apostoli affaticati dai viaggi.
Poi non sappiamo più nulla di te Lidia, della tua famiglia, delle tue compagne del fiume. Scrivendo ai Filippesi, più tardi Paolo ricorda Evodia e Sintiche, che “avevano combattuto con lui per il vangelo”; erano con te al fiume quel giorno? Non c'è che dire, a Filippi voi donne eravate emancipate!

La chiesa d'Europa è nata da voi: in ascolto, credente, accogliente. Se ci guardi oggi, puoi capire che abbiamo bisogno di una mano, noi chiese d'Europa. Abbiamo bisogno d'orecchi come i tuoi per ascoltare la novità di Dio, magari portata da qualche forestiero. Abbiamo bisogno della tua adesione senza se e senza ma al vangelo, di fronte alle allettanti vie di mezzo che ignorano il grido dei poveri. Abbiamo bisogno del coraggio di accogliere - nel quotidiano della nostra vita e nelle scelte di chiesa, di politica e di economia - una gran parte d'umanità che anche noi abbiamo contribuito a rendere così sofferente.

Tu, in cui la Parola ricevuta è arrivata come un fiume in piena fino all'accoglienza, chiedi che cadano in noi le barriere tra l'ascoltarla e l'accoglierla, e tra l'accoglierla e il viverla.



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