L’hobby dei presepi missionari, P. Giacomo Peruzzo
A Montepulgo nella contrada "Dei Valentini" in una fredda notte di febbraio del 1922, viene alla luce Giacomo, l'ultimo di sei fratelli, 4 maschi e 2 femmine. Papà Michele e mamma Lucrezia, anche se poveri contadini, erano raggianti di gioia per il nuovo arrivato.
Fuori dal fagotto!
L'ottavo giorno dalla nascita papà Michele porta a battezzare il piccolo Giacomo infagottato nella federa ricamata. Al ritorno, il povero Giacomino scivola fuori dalla federa e cade sulla neve senza che nessuno se ne accorga. Dopo un centinaio di metri la cugina, lancia un grido di spavento. Di corsa torna indietro e trova il piccolo Giacomino che dormiva tranquillo in mezzo alla neve.
Giacomo è un bambino bravo e giudizioso: in famiglia, in parrocchia e a scuola. Per frequentare le lezioni deve percorrere ogni giorno 18 chilometri di strada a piedi. Passano gli anni e inizia la prima media a Malo; la terza la frequenta dai salesiani a Trento; poi arriva in seminario a Vicenza dove termina la quarta e quinta ginnasio.
La guerra e la missione
Con lo scoppio della guerra Giacomo è arruolato e mandato all'80° reggimento di fanteria a Mantova. Riesce a farsi rimandare a casa per tre anni, ma quando deve ripartire viene proclamato l'armistizio. Vive gli ultimi anni di guerra in famiglia, subendo continui rastrellamenti con la paura di essere ammazzato.
Quando termina la guerra, Giacomo ha già 23 anni e in lui matura il desiderio di diventare sacerdote. Trascorre un periodo di meditazione, poi va al collegio vescovile "Graziani" a Bassano del Grappa, come assistente degli studenti.
Il 15 agosto 1946, festa dell'Assunta e patrona del paese, è il giorno decisivo che segna tutta la sua vita. Incontra il saveriano p. Tiberio Munari che lo indirizza a Vicenza per chiedere di entrare all'istituto missionario. La sua domanda è accolta. Dopo la trafila degli studi, il 3 aprile 1954, a 32 anni, è ordinato sacerdote.
Nel sangue il gusto dell'arte
Padre Giacomo proviene da una famiglia di artisti: uno dei fratelli era famoso pittore e decoratore di chiese; solo nel vicentino ne ha decorate più di un centinaio. Anche in lui aleggiava questa vena artistica e nel suo piccolo è diventato famoso tra i saveriani perché, ha realizzato i "presepi missionari", vere opere d'arte.
Nel Natale del 1957, mentre p. Giacomo è a Roma per realizzare un presepe, dal superiore generale gli arriva la notizia che deve partire per l'Indonesia, ma riesce a ottenere il visto solo dopo due anni. L'impatto con la missione di p. Giacomo è stato difficile, sia per la lingua sia per i viaggi. L'unico mezzo per spostarsi era la barca. Ma p. Giacomo non si perde d'animo, affronta le difficoltà e trascorre vent'anni nell'isola di Sikakap, altri quindici nell'isola di Sipora e gli ultimi cinque anni a Padang, responsabile della casa religiosa dei saveriani in Indonesia.
Il grillo parlante di Vicenza
Padre Giacomo è un missionario dalle tante risorse. Nelle isole Mentawai si adatta a fare di tutto. Oltre ad evangelizzare i primitivi, progetta e costruisce scuole, chiese, ospedali e interi villaggi, quasi tutti in muratura. Presta soccorso a tanta gente, a volte facendo veri e propri interventi chirurgici.
Nel 1999, p. Giacomo viene in Italia per un periodo di riposo. Mentre sta per ripartire, è bloccato all'aeroporto di Roma: a causa di disordini sorti in Indonesia non lasciano partire nessuno. Proprio in quei giorni gli scade il visto indonesiano ed è costretto a rimanere in Italia per sempre.
Trova rifugio a Vicenza, dove tuttora risiede. Nella comunità si distingue per il suo temperamento allegro e scherzoso, sempre in vena di chiacchierare con tutti. Forse per questo lo hanno soprannominato il "grillo parlante". Compie 88 anni il prossimo 4 febbraio, e conduce una vita molto attiva, sempre impegnato nella parrocchia del suo paese dove è molto stimato. Tutti gli vogliono un gran bene, tanto che ogni fine settimana lo vengono a prendere e lo riportano a casa. Anche in comunità si presta volentieri ad aiutare i confratelli nelle varie attività, soprattutto nei lavori manuali, per i quali è predisposto.