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L’esempio di p. Fiore D’Alessandri

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Da 19 anni un gruppo di persone della Sabina s'incontra ogni anno nel segno della missione per ricordare p. Fiore D'Alessandri, loro conterraneo, e per impegnarsi in alcuni progetti di sviluppo in Africa. Anche quest'anno - con la guida della neo presidente Giuliana Bucci - sessanta amici di "Mani Aperte" si sono incontrati a Fara Sabina, a riflettere sul tema che p. Domenico Calarco ha proposto: "Educazione, porta aperta verso l'altro".

Il tema dell'educazione, nelle sue molteplici facce, è fondamentale per la missione e la vita cristiana, tanto che qualcuno la definisce "il nuovo nome dello sviluppo". Noi cristiani siamo convinti che la dignità e la consapevolezza umana possono raggiungere il massimo in ogni persona, soltanto attraverso uno sviluppo armonico con il contributo di una buona educazione scolastica.

Su e giù per le colline

Padre Fiore è il modello di questo impegno verso gli altri, dato che lui ha consumato la sua vita per i più poveri del Burundi: in particolare il popolo dei batwa o pigmei. Come parroco aveva percorso le terre della Sabina in lungo e in largo, finché un giorno si sentì chiamato dal Signore a spendere la sua vita per altre popolazioni, su altre colline.

Diventato saveriano nel 1965, studiò francese in Belgio e partì subito per la missione del Burundi, da poco aperta. Spese tutto se stesso nell'annuncio del vangelo, nella formazione delle popolazioni che gli erano state affidate e dedicandosi al popolo dei batwa, che rappresentavano la più bassa categoria della scala sociale e civile di quelle terre.

Vicini al popolo batwa

Proprio sull'esempio del loro concittadino D'Alessandri, i membri dell'associazione "Mani Aperte" (e tanti altri simpatizzanti) continuano nello sforzo di aiutare e riscattare pienamente questo gruppo africano. Oltre a collaborare nella costruzione e conduzione di scuole e nella promozione della donna, l'associazione si è impegnata nella costruzione di case, nel censimento della popolazione e nell'assegnare una carta d'identità a questa gente che, politicamente e socialmente, è veramente poco considerata.

Don Carmelo, ex parroco di Montopoli di Sabina, ha illustrato i rapporti che don Fiore ha tenuto con gli insegnanti del territorio sabino, quando ne era stato il parroco, e come abbia sempre ritenuto essenziale la scuola nella formazione cristiana.

Io ho commentato una parte della lettera del papa sull'educazione, spiegando le implicazioni teoriche e pratiche che si possono trarre per l'impegno dell'associazione "Mani Aperte" nelle varie attività del Burundi. Il dott. Tomassetti ha presentato i progetti in corso attraverso una documentazione fotografica.

Con l'azione e la preghiera

L'incontro si è prolungato nella celebrazione dell'Eucaristia comunitaria, con l'omelia tenuta dal vescovo diocesano mons. Lino. Anche don Sebastiano e padre Andrea, rispettivamente parroci di Montopoli e di Ponte Sfondato, si sono uniti agli associati nella giornata di riflessione e di preghiera.

Il lavoro umano ha bisogno del sigillo del Signore e solo con il suo aiuto possiamo riuscire nello scopo prefissato. Questo è stato il pensiero costante di padre Fiore, che ci deve accompagnare anche nel nostro impegno di oggi.

La memoria di padre Fiore è stata una bella occasione di vivere il mese delle missioni, un modo efficace per proiettarci in missione con attività che ci impegnano a testimoniare il Signore nella vita di tutti i giorni. Non ci resta che augurarci di far provare un'esperienza simile a tanti altri che vivono nel Lazio e che desiderano vivere da buoni cristiani.



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