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L'amore porta amore, Permettete che mi presenti

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Ho cercato nella mia stanza di novizio , qui ad Ancona, un oggetto che potesse servire a presentarmi a voi, lettrici e lettori di “Missionari Saveriani”. Ho osservato con cura ed ecco, sopra il secondo scaffale della libreria, un oggetto attira la mia attenzione: la fotografia del Natale 2004 a casa Salvadori. La mia famiglia era al gran completo, con genitori, figli, nipoti e ospiti.

Quelle mani di lavoratrice

Guardando le mani di mia madre, appoggiate sulle spalle di un nipotino, mi è tornata in mente la mia infanzia “riscaldata”, pulita e curata da quelle mani di lavoratrice. A sinistra, con la mano sulla poltrona, c'è mio padre, che sorride compiaciuto di una così grande famiglia. Mi sono ricordato di tutte le volte che mi ha aiutato a fare i compiti e di quando mi portava a giocare a pallone.

Sulla destra, in piedi con la chitarra in mano, c'è Nicola, il più grande dei nipoti. Ricordava me quando, ancora adolescente, facevo l'animatore in parrocchia. Al centro del gruppo, con un sorriso smagliante, ci sono mia sorella e le mie due cognate, una delle quali tiene tra le braccia la figlia. Quei sorrisi mi hanno riportato alle giornate d'estate trascorse sull'Appennino parmense, i bagni nel fiume e, poi, i campi estivi con la parrocchia. In una di quelle occasioni, a tredici anni, per la prima volta ho intuito cosa può voler dire “innamorarsi” di una ragazza.

Parlando tra fratelli

Appena sopra le tre donne sorridenti, ci sono altri tre dei miei fratelli: Vincenzo, Giovanni e Paolo, prete in diocesi di Parma. Riaffiorano i ricordi dei quattro anni trascorsi al seminario parmense, prima di varcare la porta della missione a Desio. Anni belli e impegnativi nei quali trovavo conforto nel dialogo con mio fratello, allora seminarista.

In basso, seduto vicino a mia nipote, c'è il più anziano dei miei fratelli, pelato e sorridente, con il suo orologio svizzero stretto al polso. Quante discussioni ho avuto con lui, parlando di politica e dell'impegno dei cristiani nella società...

Una famiglia accogliente

Infine il mio sguardo cade sulla pelle olivastra dei nostri ospiti: Mohamed, Mustafà e Senel. Quella sera hanno trovato alloggio a casa della mia famiglia. La loro presenza mi ricorda il motivo per cui ho scelto di diventare un missionario: perché amore porta amore .

Sì, anch'io ho trovato posto a casa Salvadori come quei tre ragazzi palestinesi. Non per una sola sera, ma per tutta la parte importante della vita legata alla mia crescita. E ora ritengo, in tutta libertà, di poter partire per portare accoglienza in missione, là dove il Signore mi condurrà. Da lì… spero di mandarvi presto una foto.



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