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L’amicizia, un dono prezioso

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L’altra esperienza missionaria dell’estate 2019 si è svolta in Albania. Anche in questo caso vi rimandiamo al nostro sito per conoscere il materiale già edito https://www.saveriani.it/giornaleem>

Maria Tuçi è una giovane di Scutari che ha rifiutato di diventare la “dama di compagnia” del colonnello comunista. Lui le promette: "la tua famiglia non ti riconoscerà". La chiude nuda dentro un sacco di iuta in compagnia di un gatto e dà ordine alle milizie di picchiarli. La ragazza è presentata alla famiglia che afferma: "Non è nostra figlia". Altro contesto. Immergono la testa di un prete nella fossa e gli dicono: "Se sei un vero albanese dì che Gesù non esiste". Lui grida: "Sono albanese: Gesù è re".

Quarantadue persone, fedeli a Cristo, prima di morire hanno trovato la forza di sussurrare "perdono", dopo giorni di terribile tortura. Queste sono solo due delle testimonianze ascoltate durante gli 11 giorni di viaggio missionario in Albania dei giovani, guidati da p. Andrea Gamba e anche da me. Sono giovani che hanno vissuto a stretto contatto con altrettanti giovani albanesi pieni di vita e di voglia di amare.
Al termine dell'esperienza una giovane ha detto: “Il confronto con persone diverse da me mi ha portato a mettere in discussione tutta la mia vita: che cosa è importante e cosa no?". Un altro ha aggiunto: “Dobbiamo uscire per portare agli altri la ricchezza del dono che abbiamo ricevuto".

Questo dono si chiama amicizia! “Con i giovani albanesi sembrava ci conoscessimo da una vita”, hanno ripetuto in coro i giovani italiani che hanno lasciato casa, vacanze al mare e amici per portare il loro cuore in questa terra calda e accogliente. Ci vedremo ancora tra pochi mesi per crescere nel nostro desiderio di amare e di costruire ponti di pace.

I giovani, dopo aver partecipato al campo Amiko, hanno risposto a due domande: che cosa mi ha colpito? Che cosa ho ricevuto da questo campo missionario? Ecco le risposte.
“Mi ha colpito la gioia dei bambini. Le attività che facevamo con loro erano molto semplici (laboratori creativi, giochi con l'acqua, balli di gruppo) eppure erano così felici di partecipare”.
“Non dimenticherò mai i bambini fuori dai cancelli ad aspettare con ansia e gioia l'inizio dei corsi che noi tenevamo (di italiano e inglese). L'attenzione che prestavano nel seguire le lezioni e la voglia di mettere subito in pratica ciò che gli stavamo insegnando mi lasciavano sempre un grande senso di gratitudine”.



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