Intervista ad una contemplativa
È una ventenne, Erika, ad intrattenersi questa volta con un'altra giovane, sr. Nazarena Maria, che di recente, nella sua professione religiosa, ha accolto l'amore sponsale del Cristo.
La professione religiosa
Erika: so che il 25 marzo scorso, nel monastero di Alzano, hai fatto la professione religiosa. Spiegami che cosa è accaduto nella tua vita.
Nazarena: Sì, Erika cara, nel giorno dell'Annunciazione del Signore, ho emesso i miei primi voti, mi sono cioè donata interamente a Lui con la professione dei consigli evangelici; mi sono impegnata a seguire Cristo casto, povero e obbediente. I voti suggellano questo impegno radicale.
Il nome nuovo
Erika: Con la professione religiosa hai cambiato nome e ora ti chiami Nazarena Maria: perché hai scelto questo nome?
Nazarena: Il nome di solito è legato al progetto che si vuole vivere. Mi dicevano: "ti si chiamerà con un nome nuovo che la bocca del Signore avrà indicato". Ebbene io ero ancora postulante quando sentii vibrare nel cuore questo nome: "Nazarena". Esattamente come quando pronunciai la prima volta dentro di me, in maniera inesprimibile, il nome suo: "Gesù di Nazareth", e da quel giorno fino ad oggi per me è la medesima vibrazione interiore. Quindi Nazarena perché lui è il Nazareno; Nazarena per il mio amore per lui; Nazarena perché il nome è un progetto di vita. Quale?
Quello di far rivivere nella mia vita qualche cosa della vita di Gesù di Nazareth: il suo nascondimento, la sua preghiera, quel silenzio ripieno di amore e di comunione. Alla Visitazione non si usa un solo nome e quindi ho scelto come secondo nome: "Maria" perché Lei è la creatura che più da vicino e più in profondità ha condiviso con il Nazareno, suo Figlio, quella vita umile e silenziosa ma ricolma di amore.
La casa della preghiera
Erika: Da qualche tempo vivi nel monastero di Alzano ... Ma che cos'è in concreto, per te il monastero?
Nazarena: Il monastero è per me casa di preghiera, anzi un continuo richiamo a Gesù che, come dice Marco nel primo capitolo del suo Vangelo, "si alzò e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava" (Mc 1,35). La vita in monastero richiama lo stato transitorio della nostra esistenza su questa terra e ridimensiona tutti gli avvenimenti.
Qui si vive in semplicità ed umiltà, e si respira quotidianamente la dolcezza dell'amore fraterno in clima di preghiera e di mortificazione. Attraverso la comunione vitale con Lui che è il cuore del mondo ci si apre ai problemi di tutti, e si arriva, con la forza dello Spirito Santo a portare consolazione a tutte le persone bisognose e a implorare forza ed eroismo a tutti coloro che lavorano per la ricostruzione del Regno di Dio e per la evangelizzazione del mondo.
La ricchezza dell'amore
Erika: Che cosa ti rasserena in questa tua vita che a me pare più povera e solitaria di prima?
Nazarena: Amo questa vita, Erika, e ... dopo essere stata attirata dal "vieni e seguimi!" del Cristo, mi sento ora congiunta e unita intimamente al mio e nostro Salvatore e Creatore. Sono davvero tanto serena, perché mi è donato di credere e di vivere nella ricchezza di questa comunione di amore. Noi claustrali non viviamo nel mondo, ma siamo ugualmente attente alle sue aspirazioni e sofferenze, e sentiamo di condividere in Lui con un amore più forte tutti i problemi dell'umanità. Presentiamo a Dio le gioie e le pene, le implorazioni e le suppliche dei poveri, dei piccoli e degli oppressi, i gemiti dei peccatori e di coloro che soffrono ... è come se ogni giorno più intensamente la nostra preghiera acquistasse nuova profondità e si espandesse all'infinito con l'attenzione benevola del cuore di Dio.
La gioia della convivenza
Erika: La convivenza con le altre persone, quasi tutte più anziane di te, non spegne l'entusiasmo della giovinezza?
Nazarena: Ti confesso, Erika, che amo le mie sorelle e apprezzo gli anni della loro esperienza. Anni di impegno nell'esprimere ogni giorno l'adorazione, la lode, l'azione di grazie, la supplica di tutti gli uomini. Impegno d'amore dunque verso Dio e di servizio nella Chiesa. Siamo una famiglia che attinge quotidianamente, in Cristo, la sua unità e la sua buona armonia. È meraviglioso, Erika, vedere come anche nel nostro piccolo, si porti i pesi le une delle altre in una ricerca coraggiosa della verità che rende liberi e profondamente sereni.
Devi inoltre sapere, Erika, che qui l'animo si semplifica col passare del tempo, per raggiungere la semplicità essenziale di Dio; per cui anche le caratteristiche dell'età giovanile sono vissute con naturalezza.
Il rapporto sponsale
Erika: È proprio vero che per una consacrata Gesù diventa lo sposo della vita?
Nazarena: Sì, Erika. È proprio vero quel che proclama a nome di Dio il profeta Osea: "Ti farò mia sposa per sempre ... nella benevolenza e nell'amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore". (Os 2,21 - 22). Gesù è scelto con pura, libera e sincera volontà come unico sposo dei nostri cuori e unico oggetto del nostro amore. Capisci allora perché tutti i nostri desideri siano per lui; per lui tutte le nostre sollecitudini: i nostri pensieri, il nostro amore, la nostra vita per Gesù solo!
In contemplazione
Erika: Perché all'opera diretta dell'evangelizzazione o dell'assistenza caritativa hai preferito la forma più difficile della contemplazione?
Nazarena: Perché la vita contemplativa esige silenzio e raccoglimento, e ti assicuro che per un/a chiamato/a a questa vocazione, essi sono un bisogno dell'anima. La nostra vita si svolge in un ambiente semplice, e ... tutt'intorno, vi è la splendida natura con il suo ritmo e una sua liturgia; all'unisono con essa svolgiamo anche la nostra quotidiana liturgia di preghiera e di lavoro. Tutto parla di Dio e ogni azione diviene preghiera della vita. Tutto si svolge sotto lo sguardo del Padre ... a Lui ci affidiamo semplicemente e Lo preghiamo perché tutto il mondo arrivi finalmente a conoscerlo e ad amarlo.
Penso, Erika, alla sete spirituale di tante persone che non conoscono o non vogliono conoscere il loro Creatore e Salvatore. Penso che la preghiera e la immolazione della vita siano il rimedio più efficace per arrivare ad aprire il cuore di tutte queste persone. Naturalmente per noi claustrali la Messa è il momento culminante della giornata: con Lui ci immoliamo e da Lui riceviamo la forza della fedeltà e della perseveranza.
Essa ci permette di inserirci ancor più nel sacrificio di Cristo Redentore per la glorificazione del Padre e la redenzione del mondo.
Il Mistero della chiamata
Erica: Ti confesso, Nazarena, che anch’io alle volte mi sento chiamata a questa forma di vita consacrata, ma non ho ancora il coraggio di decidermi a dire di sì: dimmi tu, che cosa dovrei fare?
Nazarena: Dal profondo del cuore ti dico: "Lasciati portare da Lui, abbandonagli le tue paure e le tue indecisioni e donagli tutta la tua fiducia". Ti capisco, sai? Anche solo il pensiero di dover rinunciare a tante realtà! Ma credimi: "Ne vale la pena!". Diventerà poi una gioia indescrivibile per te la Grazia di trovarti ad abitare con il Signore nella sua Casa ricolma di Luce, di Amore e di Consolazione.
Non c'è nulla di più bello, di più desiderabile, di più amabile della bellezza di Cristo, della sua amicizia, del calore della sua presenza. Lui è la luce della nostra vita, il respiro, il gusto della nostra esistenza! La vita consacrata è bellezza, amicizia, amore, profezia al mondo del mistero di Cristo. La vita consacrata è Cristo, il suo mistero condiviso con l'umanità, il luogo in cui noi, povere creature umane, totalmente coinvolte nella comunione, dilatiamo il cuore alla Trinità: ci sentiamo pazzamente amate da Essa, ci sentiamo chiamate "per nome", sentiamo che il nostro nome ha valore e che lo Spirito di Dio palpita nel nostro cuore, nei nostri sentimenti, nella nostra vita che diventa tutta orientata a dar gloria a Dio e a collaborare con la preghiera e la mortificazione alla salvezza di tutti.
Con tanta gioia ti saluto e ti auguro che possa dare una buona risposta a Chi da sempre ha per te un cuore ricolmo di premure materne. Ciao dalla tua amica claustrale, sr. Nazarena Maria.