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Maria Angela Bertelli, saveriana, prima del mandato in Thailandia, ha vissuto in Sierra Leone. Qui ha passato quasi due mesi, con tutta la sua comunità, nelle mani dei guerriglieri. La sua storia è raccontata nel libro “Dove solo l’anima arriva” di Monica Mondo. Questa sua testimonianza è apparsa nell’ottobre scorso nella Lettera periodica della Editrice Missionaria Italiana (EMI).

Ho ricevuto il dono del mandato missionario in Thailandia dal 2000 al 2016. Durante i primi anni, lavoravo come fisioterapista e infermiera a Chae Hom, tra le colline a nord di Lampang, diocesi di Chiang Mai. Appena imparata la lingua, ascoltavo più che parlare, perché il dialetto usato al nord non permette di capire tutto. Potevo però usare le mani per trattare i pazienti.

Adulti e bambini disabili mi venivano segnalati dapprima dai catechisti che visitavano i villaggi, poi dalla gente che, per curiosità, veniva a vedere dalle finestre cosa faceva questa straniera in casa delle persone. Lavoravo senza sosta: “Vieni anche da mio fratello, vieni a vedere il mio bambino, mia madre non riesce a camminare, mio padre ha avuto un incidente…”. Solo cinque pani e due pesci… per una folla! Insegnavo l’arte della fisioterapia manuale ai genitori e ai nonni dei bambini disabili che li accudivano. Poche parole, molti sguardi e gesti: la mia mano accompagnava la loro mano, li guidava a sentire un muscolo rigido per rilassarlo, così il piccolo avrebbe potuto mangiare e dormire meglio. Sorrisi, saluti thailandesi a mani giunte, preghiere silenziose… Venivo a conoscere il loro mondo da case anguste e povere. Ma c’era sempre un bicchiere di evangelica acqua fresca!

Ricordo un uomo paralizzato da dieci anni, rigido in tutto il corpo, sempre a terra sul pavimento di legno. Dopo tanti incontri, fatica e sudore per permettergli di sedersi su una carrozzella e fare un ponticello di legno per farlo uscire dalla casa-palafitta dove viveva, mi voleva ringraziare, ma era poverissimo. Solo la moglie lavorava a giornata nelle risaie; il figlio era un giovane monaco buddhista mantenuto dal tempio. Un giorno mi disse: “Sister, non ho nulla da darti, ma ti chiedo di portarmi una tua fotografia: la terrò per ricordo e chiederò il bene per te”. La volta dopo, gli portai un’immagine grande di Gesù e una mia foto-tessera: “Se non ci fosse stato Lui, Gesù, neanch’io sarei qui per te! Allora ci ricorderai assieme!”. Così, Gesù ed io siamo finiti sulla loro credenza, assieme all’immagine del Buddha, del figlio monaco e di altre persone care! Semplicemente, si sono incrociati e abbracciati i fili di una tela misteriosa tessuta dal Signore.



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