In tre, sulla via del Calvario
Dai, vieni a giocare con me. Andiamo a prendere le uova degli uccelli da quell’albero. Era Simone che parlava con Andrea. “Aspetta un attimo - gli risponde - guarda Tommaso che arriva correndo. Deve essere successo qualcosa di grave. Non l’ho mai visto così sudato”. “Venite in fretta con me - grida Tommaso - andiamo vicino alla strada che porta al Calvario. Stanno conducendo Gesù; vogliono farlo morire”.
Così tutti e tre, di corsa, seguono altre persone che gridano, insultano, dicono brutte parole. Chissà perché. Qualche giorno prima lo avevano accolto all’entrata di Gerusalemme. Avevano cantato e danzato per Lui. Ora, invece, qualcosa di grave stava accadendo. Forse si erano dimenticati di tutte le cose belle che aveva detto e fatto.
Così capita ai grandi. Loro cercano il proprio interesse, ma a noi bambini piace chi ci fa sorridere e ci ascolta.
Era quello che pensavano, quando sono arrivati fuori dalla porta della città. Lo hanno visto. Facevano fatica a riconoscerlo. Portava la croce. Quanto era pesante, anche se c’era uno che lo aiutava. Aveva sangue dappertutto. Una corona di spine in testa e i soldati che continuavano a picchiarlo. Perché?
Cosa aveva fatto di male? Loro con capivano. Cercano di guardarlo in faccia. Lui si ferma un istante e, con un mezzo sorriso insanguinato, si volta verso di loro. Non dice niente, ma loro hanno capito subito. Gli ha lasciato una missione. Se ne tornano a casa.
Sanno cosa devono fare. Da quel momento staranno vicini a chi è solo, abbandonato.
Lui lo ha fatto per tanto tempo. Ora loro tre, Simone, Andrea, Tommaso, i suoi piccoli amici, faranno del loro meglio.