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In Thailandia con il sorriso…

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Abbiamo intervistato Guido Baselli, volontario presso i saveriani di Brescia e aspirante del laicato saveriano, insieme alla moglie Luciana. Guido è stato per un mese in Thailandia. Ecco cosa ci ha raccontato dell’esperienza vissuta.

Perché questo viaggio?

Volevo provare ad aiutare, a dare il mio contributo in un Paese straniero, di missione, senza essere il classico turista. E ho scelto di andare in Asia perché è un continente che mi affascina molto. La scelta della Thailandia mi ha accontentato.

Eri alla “Casa degli angeli”…

È una struttura che ospita bambini e ragazzi portatori di handicap. È gestita dalla saveriana suor Angela Bertelli, che per molti anni è stata fisioterapista. Nella “Casa degli angeli” le mamme imparano da suor Angela ad accudire i propri figli e i bambini abbandonati. In Thailandia molte donne abbandonano i propri figli quando nascono con un handicap, perché si ritiene che sia una colpa da espiare per un male commesso nella vita precedente.

Le mamme vivono lì?

Non tutte. In totale di giorno ci sono una quindicina di mamme; solo alcune alloggiano nella “Casa degli angeli”. Le mamme ricevono anche un piccolo contributo economico per il lavoro che svolgono per tenere in ordine la struttura.

Sono sposate?

Sì, ma non tutte. Alcune sono sole, perché se decidono di tenere il proprio figlio si emarginano anche dalla famiglia d’origine. Non ci sono figure maschili all’interno della “Casa degli angeli”.

Come hai aiutato?

Davo da mangiare e facevo camminare qualche bambino. Sono casi con deficit sia fisici che mentali, e che non potranno guarire completamente. L’obiettivo è perciò aiutarli a migliorare.

Che esperienza è stata?

Positiva e intensa. La tendenza è a non mischiare troppo le persone che lavorano con le mamme e i ragazzi, per il timore che ci si affezioni troppo. E questo ho faticato a capirlo, perché io volevo dare una mano e volevo stare con loro, integrarmi, anche a rischio di provare dispiacere dopo.

Quando le ospiti andavano via, notavo che gli occhi delle mamme si riempivano di tristezza e sofferenza per la situazione che vivevano, nonostante suor Angela le stimolasse a guardare agli aspetti positivi della loro collaborazione reciproca. E questo mi ha lasciato perplesso.

Hai conosciuto i saveriani?

Sì, sono tutti motivati e impegnati a portare la Parola di Dio tra i cristiani e i non cristiani. Inoltre, aiutano chi è nel bisogno. La gente lavora e sopravvive, ma c’è anche tanta povertà.

I thailandesi ti sorridono sempre, a ogni incontro: ti fanno pensare che vada tutto bene, che sia tutto a posto, e invece i problemi esistono.

Sei stato anche al Km 48?

È la missione affidata ai saveriani nel nordovest della Thailandia, al confine con la Birmania. È una zona collinare, dove i saveriani vorrebbero costruire un centro giovanile, tipo oratorio, per le attività dei ragazzi e non solo. La missione di “Km 48” è molto ampia e dispersiva, e i saveriani sono costretti a viaggiare molto, spesso non trovando le persone che cercano​, perché non hanno modo di comunicare prima il loro arrivo.

Ti piacerebbe tornare?

Assolutamente sì, e possibilmente per rimanere un po’ più a lungo. Magari anche con mia moglie, per farle vedere dove sono stato. È stato un viaggio esplorativo per un’eventuale nuova esperienza. Vorrei aiutare di più con il lavoro manuale: c’è da fare in abbondanza, e per chi come me non ha mai avuto troppa voglia di studiare…

T’aspettavi un paese così?

In parte sì. Nei paesi c’è povertà, ma anche dignità. Si riesce a sopravvivere con quello che si ha. Ho mangiato tanto riso, dappertutto. Sono riuscito a vivere come la gente, senza tante esigenze.

E la gente?

Il loro marchio di fabbrica è il sorriso: naturale, fin dal primo impatto. Ti salutano sempre. Non credo che sia un sorriso da “presa in giro”. E se hai bisogno di qualcosa, ti aiutano.



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