In ricordo di Alfredo Calabrese
Improvvisamente a Kigali, Ruanda, il 5 gennaio è morto per infarto Alfredo Calabrese, volontario bresciano, amico di tante persone, e tra queste i missionari saveriani. In Congo, con la collaborazione nostra e di altri specialisti, aveva assistito specialmente i bambini traumatizzati dalla guerra civile iniziata nel 1996 con l'abbattimento dell'aereo su cui viaggiavano i due presidenti hutu di Ruanda e del Burundi.
L'intervista a mons. Capovilla
Con Alfredo in questi anni abbiamo stretto una bella amicizia e iniziato una collaborazione su alcuni dei suoi tanti progetti, che spaziavano dalla vita religiosa al problema palestinese. Nel giugno scorso eravamo andati insieme a Sotto il Monte (BG) e avevamo filmato una lunga intervista al vescovo Loris Capovilla, segretario di papa Roncalli, in occasione dei 50 anni del concilio Vaticano II, e stavamo studiando il modo di trarne un efficace documentario.
Al funerale a Gussago, attorno alla sua famiglia, c'era una chiesa gremita di amici e conoscenti. Il parroco don Adriano Dabellani ha toccato l'animo dei presenti con parole che venivano dal cuore e che condividevano la stessa passione per il prossimo e per la missione. Ecco alcuni passaggi dell'omelia di don Adriano, che ha avuto momenti di profonda commozione e che ha tracciato il profilo di un vero missionario laico.
Africano a Brescia, bresciano in Africa
Il 5 gennaio per Alfredo era un giorno come tanti altri. Doveva essere un tempo normale, scandito dai soliti ritmi delle visite, degli incontri, dell'ascolto, dell'accoglienza, della compassione, per poi giungere a sera stanco, ma contento di aver fatto del bene. Come tanti altri giorni, era iniziato con il desiderio di offrire la propria competenza e sapienza, la propria scienza e fatica, per costruire una società più giusta e fraterna. Purtroppo quel giorno è stato l'ultimo della sua vita terrena...
È spirato in Africa, terra di colori e di dolori, terra meravigliosa e drammatica, gioiello prezioso agli occhi di Dio. Alfredo si sentiva bresciano in Africa e africano a Brescia. In Africa ha vissuto esperienze dinamiche, sorprendenti e creative. Non sempre si riesce a imparare la lingua locale. Loro, gli africani, ci chiedono però di esprimerci con il linguaggio dell'amore, con il quale sempre tutti si capiscono...
Alfredo, come antropologo, celebrando con gli africani i tradizionali eventi di passaggio della vita (nascita - iniziazione - matrimonio - morte), ha capito che queste esperienze, ricche di profonde risonanze positive, necessitano della luce del vangelo. Alfredo apparteneva alla categoria dei pellegrini della verità e dell'amore... Pellegrini sono coloro che cercano con la luce di oggi la luce di domani, fino alla pienezza della luce, che è Dio che si è rivelato in Cristo, il Buon Samaritano.
Come i tasti del pianoforte
L'anima segreta della sua esistenza era la preghiera e la dedizione generosa e appassionata. Per aiutare gli ultimi a sorridere e sperare non ha esitato ad affrontare fatiche e sacrifici, con gioia e semplicità. L'imperativo di essere dono risuonava nel suo cuore fin da quando ha capito che c'è più gioia nel dare che nel ricevere. Si può dire che i suoi interessi, i suoi interrogativi, le sue ricerche erano già in prospettiva missionaria. Vivendoli, dimostrava quella serietà e caparbietà che lo hanno contraddistinto...
Alfredo ha accolto con riconoscenza i doni di Dio e li ha trasformati con sensibilità e fantasia creatrice, donandoli agli altri. Questi doni sono come i tasti del pianoforte, all'apparenza tutti uguali, ma una volta toccati, rispondono diversamente. Insieme fanno l'armonia. L'armonia del giusto rischio, imitazione di Dio che ha rischiato per primo. E continua a farlo. (don Adriano Dabellani)