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Padre Silvano Garello (nella foto sopra), improvvisamente venuto a mancare il 18 gennaio a Dhaka, in Bangladesh, non solo era un missionario attento e uno scrittore apprezzato, ma anche un appassionato di comunicazione. Non mancava mai di farci sentire il suo sostegno, attraverso contributi, consigli e idee, spesso lungimiranti.

Aveva la freschezza, l’entusiasmo e il coraggio di un giovane osservatore del mondo. Ci ha scritto anche pochi giorni prima di salire al cielo.

Condividiamo volentieri con tutti voi, cari lettori, alcuni dei suoi pensieri sinceri, profondi e concreti.


Caro p. Filippo,

dobbiamo superare l'analfabetismo religioso che insidia la nostra attività. È uno degli elementi da curare per superare questa fase che chiamano liquida. Ormai i pesci, almeno moribondi, vengono a galla. Quelli buoni stanno nelle profondità. Per seguire il vangelo, non andiamo solo al largo, ma anche in profondità. Non per niente il programma di s. Benedetto era: ora, labora et lege Sì, anche il lege! I nostri lettori hanno bisogno di sentirsi dire e di vedere come anche oggi sia possibile vivere il vangelo. E oggi i mass media devono diventare nostri alleati.


Caro p. Filippo,

grazie dell'anticipo del giornale, sempre zeppo di notizie. Io godo del bel lavoro che fanno i saveriani 'italiani' nel mondo. Dico 'italiani' perché capisco bene che il giornale è in italiano e parla di preferenza di italiani. Ti dico subito che mi piacerebbe trovare di più anche qualche testimonianza di saveriani provenienti da altre nazioni. So che è difficile, ma lo trovo sempre più indispensabile, anche perché le vocazioni saveriane della nostra bella Italia si vanno riducendo.

È bello parlare dei teologi che, provenienti da altre nazioni, studiano nella teologia di Parma. Ma questo non basta. Mi sembrerebbe positivo fare vedere come la nostra azione missionaria è riuscita a suscitare nuovi missionari in Africa, America e Asia. Ci si può chiedere se i nostri lettori abbiano interesse a incontrare "altri volti". 

Direi che dovrebbe essere un loro bisogno e un nostro dovere. Se non cominciamo noi, proprio da dove è partito l'audace progetto di s. Guido Conforti, come possiamo aspettarcelo da quelle che erroneamente consideriamo “le periferie” della missione saveriana? Capisco che in Indonesia o nelle altre missioni si cerchi di presentare di preferenza "i loro" missionari.

Guai a dimenticare che anche l'Italia è terra di missione. La scelta di essere «ad extra» non deve farci perdere l'aspetto internazionale.

Dobbiamo certamente cambiare il metodo di raccolta e “distribuzione” delle informazioni saveriane. Se non lo facciamo, nel giro di qualche anno, di chi parleremo? Superiamo l'insidia di un provincialismo che ci potrebbe anche costare caro.


Caro p. Filippo,

ho scritto ai nostri segretari di Roma perché facciano emergere dall'archivio testi, testimonianze, relazioni, e anche poesie scritte dai saveriani e lasciate a dormire fino al giudizio universale!

Non vedo spesso l’utilizzo di fotografie di p. Carlesso. Cosa abbiamo di meglio? I telefonini non ci aiutano molto, anche perché, a sentire gli esperti, possono causare il cancro. Per me sono spesso rivelatori del cancro della… depressione. Anche i "profili saveriani" potrebbero avere una migliore utilizzazione. Strano che le CASE non li segnalino.


Caro p. Filippo,

mi pare non si pensi in modo nuovo all'aumento degli abbonati, anche se non abbiamo come prima le giornate missionarie. Dato che si fanno convegni a livello internazionale, perché non pensare a uno scambio con i vari redattori, previo invio di un questionario per la discussione? Se lo spazio a disposizione è limitato, invita al contatto on line per saperne di più.

Segnala sempre i libri interessanti. Anche se la “Libreria dei popoli” è chiusa, bisogna tenere in piedi qualche via di comunicazione. Perché non dedichi un paginone all'arte cristiana nelle nostre missioni saveriane: pittura, scultura, batik, nokshi...

Ti incoraggio per il tuo lavoro nella prospettiva di Papa Giovanni: fare, far fare, lasciar fare.

E aggiungo… imparare da chi fa.

p. Silvano Garello, sx



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