Il primo impatto
Nel Diario del 1953, riveduto e aggiornato nel 1998, scriveva p. Marino: “Mi trovavo in un paese spoglio di tutto, con un futuro da inventare ex novo. A Jessore non si trovavano pane, vestiti, zanzariere, né beni di prima necessità. L’energia elettrica era scarsa, così l’acqua potabile. I saveriani cercarono di sistemarsi come potevano nell’unico edificio che comprendeva la chiesa, quattro stanze agli angoli e uno stanzone a sud del fabbricato; i saveriani, come il paese, erano rimasti soli… Anch’essi dovettero incominciare da capo ogni cosa…”. Nel Diario p. Rigon annota le intense attività dei nuovi arrivati, non solo riguardo alla costruzione di chiese, cappelle, orfanotrofi ecc., ma soprattutto all’attività pastorale, sotto la guida illuminata del vescovo saveriano Dante Battaglierin: le missioni al popolo, la formazione cristiana delle comunità, il catecumenato, la formazione di catechisti e leader, l’assistenza a poveri e malati, lo stato delle anime… (un censimento aggiornato delle famiglie).