Il popolo filippino campione di solidarietà
L’intensa migrazione interna genera il fenomeno chiamato dell’urbanizzazione. Migliaia di persone ogni anno arrivano nella capitale Manila in cerca di lavoro. Chi arriva ha risorse economiche limitate e quindi l’unica possibilità è quella di trovare “rifugio” nelle baraccopoli. Se non si entra a vedere la baraccopoli con i propri occhi, difficilmente è possibile avere un’idea di quello che significhi. Non tutto è negativo. A volte, questi luoghi si trasformano in una sorta di grande casa, dove i rapporti possono essere cordiali e di reciproco aiuto. In ogni caso, questi luoghi sovraffollati, con le baracche una accanto all’altra, possono diventare violenti e pieni di tensioni sociali. Cosa possiamo fare? Vorrei citare l’ultima enciclica di Papa Francesco, Fratelli Tutti: “I politici sono chiamati a prendersi cura della fragilità, della fragilità dei popoli e delle persone. Prendersi cura della fragilità dice forza e tenerezza, dice lotta e fecondità in mezzo a un modello funzionalista e privatista che conduce inesorabilmente alla cultura dello scarto” (188). Mi auguro che questo appello possa arrivare a coloro che ricoprono cariche di governo e che, quindi, sono responsabili delle condizioni di vita di tante persone costrette ad affrontare grandi prove e fatiche. Ciò che mi dà speranza e mi aiuta a guardare con ottimismo al mondo che ci circonda è la tangibile solidarietà della “persona della porta accanto”, la compassione e la cura che il filippino sa sempre dimostrare nei confronti dei fratelli e sorelle bisognose. In questo il popolo dell’arcipelago filippino è un campione!