Il pennino nel calamaio cinese
La LT si fa amare perché in essa san Guido ha riversato il proprio cuore di padre. Il Fondatore si rivolge personalmente a ciascuno di noi, con la sollecitudine del padre che indica una meta preziosa da raggiungere e, nel contempo, mette in guardia da possibili pericoli. Sfogliandola, vi scopriamo continuamente qualcosa dell’animo di san Guido. I nuovi mezzi di comunicazione hanno semplificato la vita, ma banalizzato il genere epistolare. L’importanza di una lettera scritta a mano me l’ha chiarito, da piccolo, mia nonna, che mensilmente ne riceveva una o due dalla figlia suora, allora molto lontana da casa. Con quelle missive sembrava dialogarci; voleva trovarne possibili significati rimasti inespressi, magari interrogando poi mia madre per conferme o altre interpretazioni.
Credo che la LT vada letta come mia nonna leggeva quelle di mia zia: con l’interesse a conoscere la vita e il cuore del Fondatore, con il desiderio di condividere parte della sua esistenza, con amore filiale. Ciò ha ancor più senso oggi, dopo che la Chiesa lo ha dichiarato santo. Ora sappiamo che, secondo la dicitura della preghiera Eucaristica, fa parte di quel numero di “eletti” con cui siamo “insieme”. Vivendo in Cina, questo modo di leggere acquista per me una sua peculiarità. La Cina è stata l’unica missione saveriana conosciuta dal Fondatore. Nel delineare la vocazione saveriana, forse, il pensiero di San Guido si volgeva principalmente alla Cina, raccontata dai suoi missionari e poi visitata di persona. Così, mentre scorro la LT, immagino il Fondatore che intinge il pennino nel suo calamaio e soppesa le parole, pensando a noi oggi in Cina.