Il motociclista delle missioni, Ricordo di p. Vincenzo Tonetto
Padre Vincenzo Tonetto, originario di San Donà di Piave, è morto il 10 settembre per le conseguenze di un incidente avvenuto a inizio luglio, travolto mentre era in sella alla sua bicicletta. Aveva quasi 83 anni e si trovava in Italia per celebrare il 50° di ordinazione sacerdotale (16 ottobre 1960). Grazie a lui, mio "padre spirituale", io ho ricevuto la benedizione di essere sacerdote e saveriano, ora missionario in Camerun.
Vocazione e missione
Assieme ai fratelli e alle sorelle (erano in 13!), p. Vincenzo è cresciuto in una famiglia molto religiosa, con due sorelle suore. Il germe della vocazione missionaria si è sviluppato in seguito all'incontro con p. Giovanni Tonetto, missionario saveriano in Cina. Vincenzo ha già diciotto anni, e all'inizio viene scoraggiato dall'allora cappellano a intraprendere la strada delle missioni. Due anni dopo, però, entra nel seminario saveriano di Vicenza. Nel 1960 viene ordinato sacerdote a Parma e nel 1962 parte per il Brasile.
Al suo arrivo, p. Vincenzo è aiutante in una parrocchia a Rio de Janeiro dove impara un po' di portoghese. Dopo un breve periodo, è mandato nel Paraná, dove i saveriani curano tuttora la parrocchia di Sant'Anna, a Laranjeiras do Sul. Padre Vincenzo era responsabile di oltre cinquanta comunità nella parrocchia.
Un prete "brabo"!
Per seguire tutte queste comunità sparse, p. Vincenzo si metteva in strada ogni giorno, con il sole o con la pioggia. Lo faceva con gioia e determinazione; nulla lo fermava! Usava una jeep per visitare le comunità e una moto per i suoi brevi viaggi di piacere. Era magro e alto, con movimenti rapidi e un certo senso di urgenza nel compiere il lavoro del Signore, senza esitazione o perdite di tempo.
Durante i primi anni, parlava mezzo portoghese e mezzo italiano, ma la gente capiva il suo linguaggio, i suoi gesti e il suo lavoro senza equivoci! Padre Vincenzo era lì per Gesù e per loro, e la gente lo accettava e amava, anche se a volte diceva che era un prete "brabo", cioè esigente.
Insegnava la disciplina e testimoniava uno stile di vita fedele al vangelo.
La caduta da cavallo
Dal 1963, ho avuto il privilegio di essere uno dei suoi chierichetti. Mia madre gli chiese di prendermi nel gruppo, esasperata dal mio comportamento indisciplinato. Come sempre, con noi è stato sempre amichevole e severo. Ci faceva fare anche alcuni lavori manuali intorno alla canonica o lavare la jeep, dopo i suoi viaggi su strade fangose. A volte ci invitava ad andare con lui e questo mi piaceva molto.
In un giorno di pioggia, ricordo di essere andato nella comunità di Rio Bandeiras. Abbiamo lasciato la jeep e attraversato un fiume con una barca a remi. Da lì a cavallo siamo saliti sulle colline nella boscaglia, fino a raggiungere la chiesa di Rio Piquiri. Padre Vincenzo non era abituato a viaggiare a cavallo. Durante la salita, il montante della sella si staccò e con essa cadde anche p. Vincenzo. Non dimenticherò mai quella scena con p. Vincenzo a terra, mentre il cavallo, calmo, faceva pochi passi avanti, guardandolo stupito.
"Il lavoro che fai tu"
Padre Vincenzo lavorava molto durante questi viaggi missionari, ascoltando le confessioni e preparando al battesimo. Ho ammirato anche la solennità con cui celebrava la Messa, e come si rallegrava con la gente dopo i matrimoni. Ho fatto tesoro del tempo trascorso con lui. Sono cresciuto grazie alla sua testimonianza e al suo consiglio.
E quando mi ha chiesto se desideravo diventare prete, fu un momento di grazia nella mia vita... Risposi: "Se diventare prete vuol dire fare il lavoro che fai tu, mi piacerebbe; mi piacerebbe essere come te". Come p. Vincenzo, anch'io sono stato ordinato sacerdote il 16 ottobre, sedici anni dopo di lui.
Sicuramente Dio ha voluto farmi capire che avrei dovuto sempre ringraziare p. Vincenzo per il dono del sacerdozio che egli aveva generato in me.