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Il miracolo del crocifisso ritrovato

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Il Saverio non ne parla mai nelle sue lettere e racconti. Ma le testimonianze sul miracolo sono attendibili. Cosa era successo? Nel marzo del 1546 ad Ambon, il Saverio incontra un mercante portoghese che sta andando nell’isola di Seram. Non perde l’occasione e sale sulla nave. Con loro, c’è Fausto Rodríguez, un giovane inquieto e analfabeta, che aveva abbandonato casa e patria per una vita di avventura.

Dopo tre giorni di viaggio normale, quando ormai erano in vista di Seram, si scatena la tempesta. L’imbarcazione rischia di schiantarsi contro gli scogli e andare a pezzi. Saverio prende il Crocifisso che porta al collo con un cordone e lo cala nel mare, mentre prega Dio di salvarli. Ma il cordone si spezza e il Crocifisso gli scappa di mano, portato via dalle onde. La tempesta continua per un giorno e una notte, finché la nave incaglia sulla spiaggia di Seram.

A terra, Saverio e Fausto si avviano verso il villaggio di Tamilau. Dopo pochi passi, vedono un granchio uscire dall’acqua, con il Crocifisso tra le chele. Il Saverio prende in consegna il suo piccolo Crocifisso di legno, lo bacia, lo stringe tra le mani e si raccoglie in preghiera, ringraziando Dio per lo scampato pericolo e per il Crocifisso ritrovato. Ne è testimone quel giovane Fausto che, nel maggio del 1617, poco prima di morire, chiese di essere sepolto con una piccola colomba, simbolo dello Spirito Santo, che gli aveva donato il Saverio come pegno che “ambedue si sarebbero rivisti in cielo”.

Ancora oggi, nelle isole Molucche, i mercanti di pesce mettono in vendita “i granchi del Saverio”. Dicono che sia una specie unica al mondo: con qualche sforzo e un pizzico di fantasia, sulla corazza si può scorgere l’impronta di una croce.

Saverio si ferma a Seram solo otto giorni. Visita anche altre piccole isole vicine, come Nusa Laut, andando per i villaggi con l’amico Fausto. In ogni luogo parla di Cristo, ma a parte il granchio, nessuno si sente di abbracciarlo. Quelle isole erano abitate da tribù ostili tra loro, con il vezzo di tornare a casa con le teste dei vinti e appenderle all’ingresso come trofei.

Al momento di lasciare l’isola e tornare ad Ambon, Saverio toglie i sandali e scuote la polvere: non vuole portarsi dietro una terra così malvagia!



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