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Il mercenario e il buon pastore, Popoli nella terra di Gesù

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Quell'uomo maturo con i baffi brizzolati, circondato dalle catene televisive statunitensi e accerchiato dai microfoni per proclamare il rogo del corano, il cosiddetto "pastore Terry Jones", non è un pastore a cui importi della vita e del benessere delle pecore. Al massimo potrebbe interessargli il cuoio delle pecore madri e la tenera carne degli abbacchi. Gli si applicano a puntino le parole di Cesù: "Il mercenario vede il lupo e fugge, perché non gli importa delle pecore. Il ladro viene per rubare, uccidere e distruggere. Il buon pastore, invece, dà la vita per le pecore. Io sono venuto per dare la vita in abbondanza" (cf Gv 10, 1-18).

Lo slogan "Al rogo! Al rogo!" - previsto per l'11 settembre 2010, dalle 6 alle 9 di sera - in pochi istanti ha fatto il giro del mondo, incendiando i cervelli dei pesci voraci, disposti ad abboccare a ogni preda. Il contrordine del Terry non basta a fermare il falò delle scuole cristiane in Kashmir, la terra della migliore lana al mondo! Brucia una biblioteca; bruciano anche i volumi del corano, che i missionari tenevano in biblioteca ad uso degli alunni musulmani che frequentavano la scuola. Un incidente provocato da "fuoco amico", come spesso capita ai piromani. Sembrava di essere al tempo del rogo delle streghe!

Dal 10 al 24 ottobre vedremo tutti i pastori cattolici del Medio Oriente radunati a Roma per l'assemblea speciale del sinodo dei vescovi. Per due settimane, mente e cuore saranno catturati dal tema: "Comunione e testimonianza: la moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un'anima sola".

I cristiani nel Medio Oriente sono ormai ridotti... al lumicino. Nella sola Turchia, all'inizio del 1900, la popolazione cristiana superava il 25 per cento. Oggi, tra i 72 milioni di abitanti, i cristiani sono appena 65mila. Il genocidio del 1915, le misure fiscali sulla popolazione non musulmana, i conflitti per Cipro, la pressione esercitata dai curdi...: un secolo di persecuzioni e di paure per i cristiani, da millenni abitanti della vasta regione, al crocevia dell'Europa, Asia e Africa.

Peggior sorte è toccata anche ai "pastori buoni", che non possiamo dimenticare: don Andrea Santoro e mons. Luigi Padovese. Mons. Franceschini, neo eletto presidente dei vescovi in Turchia, ha auspicato "un vero processo: non perché abbiamo rancore nel cuore, ma perché non si chiuda il caso in modo frettoloso".

Non è andata meglio ai cristiani negli altri Stati che compongono il Medio Oriente, e ancor meno negli Stati dell'Africa mediterranea, dall'Egitto al Marocco, nelle chiese fondate dagli apostoli e fecondate dai santi padri. Come parlare ancora di "moltitudine dei credenti"?

Eppure, il cuore cristiano vive di utopia e riafferma la volontà della comunione e della testimonianza, non solo tra le sparute minoranze cristiane (aderenti a varie chiese ancora "separate"), ma anche tra tutti "i credenti" al Dio di Abramo: ebrei, cristiani e musulmani. Dobbiamo tutti diventare "un cuor solo e un'anima sola", guardando all'unico vero Dio.



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