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Congo RD al voto. Il timore è che si ripetano i brogli e le opacità che hanno segnato la campagna elettorale sfociata nel voto del dicembre 2018. Per questo, 6 candidati alla presidenza della Repubblica democratica del Congo hanno chiesto alla Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni) che le liste elettorali siano pubblicate in ogni sede dove si voterà il 20 dicembre (presidenziali, politiche e comunali). Tre candidati di primo piano: Moise Katumbi, già governatore della provincia del Katanga; Martin Fayulu, che alle precedenti elezioni era stato il candidato anche di larghi settori della società; Denis Mukwege, ginecologo e premio Nobel per la pace. Tre i comprimari: Josée-Marie Ifok, la sola donna tra le 24 candidature, Franck Diongo e Seth Kikuni. Sfideranno il presidente uscente e ricandidato Félix Tshisekedi. Ma come potranno essere organizzate le elezioni nelle province del nordest Nord Kivu, Sud Kivu e Ituri, terreno di scontro tra gruppi armati ed esercito?

p.6 Public annoucement to tap Mahfud Md as Ganjar Pranowo partner 2Un’Indonesia pacifica. Sono tre i candidati a succedere all’attuale presidente Joko Widodo alla guida della terza democrazia più grande del mondo, nelle elezioni presidenziali del 14 febbraio 2024. Oltre 205 milioni i cittadini chiamati alle urne per eleggere il presidente nel Paese a maggioranza islamica più popoloso al mondo (273 milioni di abitanti). I vescovi cattolici indonesiani hanno messo in guardia dai pericoli di “politiche identitarie basate sull’etnia, sulla religione, sulla razza e su gruppi ristretti, che tendono ad essere sfruttate dai concorrenti politici; discriminazione, povertà, disuguaglianza, corruzione, collusione e nepotismo, insieme a terrorismo, radicalismo e intolleranza, che fluttuano in modo drammatico, si incontrano frequentemente in questa nazione. Bisogna lavorare insieme per promuovere politiche giuste e beneficio di tutti, per costruire una Indonesia dignitosa pacifica”.

p.6 Camerun proteste Kumba tellerreportCamerun: violenze. Mentre il Presidente 90enne Paul Biya festeggiava il 41° anniversario della sua ascesa al potere, massacri ed uccisioni da parte dei separatisti si sono verificati nel sud-ovest del Camerun, una delle due aree (insieme al nord-ovest) “anglofone” del Paese. Dal 2016 le due regioni sono in preda ad una crisi secessionista nata dalla richiesta delle popolazioni locali anglofone di poter utilizzare la lingua inglese al posto di quella francese a scuola e nei tribunali. Il conflitto si è poi intensificato da quando il 1° ottobre 2017 gli indipendentisti hanno dichiarato simbolicamente l’indipendenza delle due aree che sono state raggruppate nell’Ambazonia.

Ciad e rifugiati. Anche se è uno dei Paesi più poveri nel mondo, il Ciad ospita quasi un milione di rifugiati, di cui circa il 75% è sudanese, il 21% proviene dalla Repubblica Centrafricana e il 4% dalla Nigeria e da altri Paesi vicini. Secondo la Banca Mondiale, il Paese saheliano è il quinto al mondo per numero di rifugiati pro capite rispetto alla popolazione. La politica di apertura del governo ai rifugiati sudanesi ha però un risvolto sulla politica interna. “Concedendo la cittadinanza ciadiana a persone provenienti dal Sudan, alcune delle quali apparentate per via di vincoli familiari e tribali al clan del Presidente, si può influire nelle elezioni ciadiane. Alcune di loro poi vanno a integrare le forze di sicurezza locali, divenendo di fatto dei mercenari al servizio dell’attuale regime”, dicono le fonti.

p.6 Rapporto ImmigrazioneIl 32° Rapporto Immigrazione. Al 1° gennaio 2023 le stime dell’ISTAT indicano la presenza di 5.050.257 cittadini stranieri residenti in Italia, in maggioranza nel Nord Italia. Alla consolidata prima posizione dei cittadini rumeni, e alle successive seconda e terza dei cittadini marocchini e albanesi, si nota sempre più un avvicendamento delle provenienze asiatiche: Cina e Filippine sono in calo, mentre Bangladesh e Pakistan in aumento. Da ormai un decennio il numero di nuovi nati stranieri diminuisce costantemente e sempre più. Rispetto all’anno precedente, si è assistito ad un aumento degli ingressi di minori in carcere, sia italiani sia stranieri, segno di dinamiche di disagio giovanile.
Sono alcuni dei dati che emergono dal 32° Rapporto Immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. Anche per la guerra in Ucraina, aumentano le “voci” delle persone migranti nell’informazione italiana, ma non a tutti è offerta pari opportunità di esprimersi. Scrive mons. Giuseppe Baturi, Segretario Generale della CEI: “Accoglienza e integrazione richiedono la reciproca disponibilità ad un incontro che vada nel rispetto di entrambe le parti. Il percorso in questo senso appare carico di interrogativi, persino di tensioni; per tale ragione risulta necessario un cambiamento della narrazione, per superare quella dell’emergenza”.

L’iniziativa
Laudate Deum

p.6 Ludate DeumIl punto di partenza è perentorio. “Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono sempre più evidenti. Anzi, forse ci stiamo avvicinando a un punto di rottura”. Lo scrive il Papa in apertura di Laudate Deum, l’Esortazione apostolica sulla crisi climatica che aggiorna l’enciclica Laudato si’ e che il Pontefice indirizza “a tutte le persone di buona volontà”. Il documento è stato pubblicato il 4 ottobre, festa di san Francesco d’Assisi patrono dell’ambiente, conclusione del Tempo del Creato, e giorno di apertura del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità. Cerchiamola e leggiamola.

Le voci dalla missione

“Il Sud Sudan è in cammino”

Mons. Christian Carlassare, missionario Comboniano, è il Vescovo più giovane d’Africa. Nato a Schio (VI) nel 1977, subito dopo la sua ordinazione del 2004 parte per il Sud Sudan. L’8 marzo 2021 papa Francesco lo nomina vescovo di Rumbek. Un mese prima della sua ordinazione episcopale, subisce un grave attentato. Rimessosi in salute, riceve l’ordinazione il 25 marzo 2022. Ecco la sua testimonianza rilasciata all’Agenzia Fides.  

L’attentato è stato un evento molto duro per me e per la diocesi, un attacco incomprensibile. In un certo senso, però, mi ha ‘costretto’ ad essere solidale con tante vittime innocenti, con lo stesso popolo del Sud Sudan che a causa della violenza, l’arroganza, l'ambizione di potere e la smania di controllo delle risorse, è stato messo in ginocchio. Sono tornato ferito tra un popolo ferito: ci siamo rialzati insieme credendo nella guarigione possibile. Attualmente, non c’è conflitto aperto nel Paese, anche se alcune aree sono ancora controllate da milizie, specie nell’Alto Nilo dove le tensioni sono più evidenti. Non a caso è lì che si concentrano le maggiori risorse, il petrolio, le coltivazioni che potrebbero sfamare tutto il Sud Sudan. Il problema purtroppo è che l’accordo politico finché ci sono fame e povertà resta molto fragile. Dal 2018, anno dell’accordo, ci sono stati passi in avanti, anche se la strada verso la stabilità, la ripresa economica e la completa democratizzazione resta molto lunga. Tra le questioni aperte più controverse ci sono quella della riunificazione dell’esercito e dell’organizzazione del potere. Tante altre opposizioni esistono in Sud Sudan e non tutti i gruppi si sentono rappresentati.  Il problema più grande è la crisi economica. C’è il tentativo di far partire imprese locali, di sfruttare a proprio vantaggio il petrolio, ma a quanto sembra le risorse restano un privilegio per pochi e una maledizione per la popolazione. La gente è alla fame. C’è poca imprenditorialità, poca capacità di far partire aziende. C’è finalmente una spinta a comprare più prodotti locali ma ancora troppo viene dall’estero. Dopo la visita del Papa che ha favorito l’accordo di pace, per il processo sinodale in corso è basilare che crescano comunità forti e mature, capaci di incidere nella società attraverso scelte ispirate dalla fede e che devono partire dal basso.

Una storia speciale

20 anni senza Annalena Tonelli

p.6 annalena03“Scelsi di essere per gli altri, i poveri, i sofferenti, gli abbandonati, i non amati, che ero bambina e così confido di continuare fino alla fine della mia vita. Volevo seguire solo Gesù. Null’altro mi interessava così fortemente: Lui e i poveri in Lui. Per Lui feci una scelta di povertà radicale”. Annalena Tonelli, nata a Forlì nel 1943, raccontava la sua scelta di missionaria laica tra i poveri dell'Africa, dov’era approdata nel 1969. A 20 anni dalla morte della volontaria laica uccisa da due uomini fondamentalisti islamici il 5 ottobre 2003 nella struttura sanitaria da lei diretta e fondata a Boroma, Somaliland (nord della Somalia), sono state tante le iniziative commemorative. Testimonianze e incontri si sono susseguiti per ricordare la volontaria italiana che aveva dedicato la sua vita all’assistenza sanitaria (malati di tubercolosi in particolare) e alla promozione umana delle popolazioni somale.



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