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Laici e volontariato nella Comunità cristiana

Il documento della Chiesa italiana: "Accendere il fuoco della missione" vuol rompere con un tipo di vita cristiana da pensionati. La Chiesa non vede più di buon occhio la fila dei devoti che affolla le chiese come pensionati incolonnati davanti allo sportello delle Poste per riscuotere la pensione. Il documento della Chiesa italiana dice: "Il fuoco della missione si accende quando lo Spirito Santo trasforma i nostri cuori".

La Chiesa si è resa conto che tutti i cristiani, preti e laici, giovani e vecchi, malati e sani, lavoratori impegnati e pensionati, se investiti dal "vortice dello Spirito" possono e devono diventare "Cristo-Salvatore Oggi" e portatori salutari di quel "Fuoco della Missione" che investì le prime comunità cristiane.

A dir la verità nella Chiesa abbiamo sempre avuto, e non potrebbe essere che così, questa esuberanza apostolica anche se diversificata nel tempo secondo le necessità. Se nel mondo occidentale ed evoluto, dove la spinta cristiana è stata più rilevante, si dovessero afflosciare improvvisamente il volontariato e i gesti di solidarietà ispirati dalla carità cristiana, in brevissimo tempo si ricadrebbe in un pauroso Terzo Mondo.

In occidente oggi non abbiamo più il Terzo Mondo della fame, della miseria, delle favelas, dell’analfabetismo, ma sotto i nostri ponti è passata tanta acqua in questo secolo. L’acqua dell’odio anticlericale, l’acqua dell’attivismo politico, la sopraffazione economica dei corruttori di ogni genere; l’acqua dell’edonismo sfrenato, del culto della discoteca a rischio e l’apologia delle “culatte” televisive.

Sembra proprio di trovarci ormai su una probabile Torre di Babele dove, mentre le guide alpine ci suggeriscono di guardare in Alto, troppi si sono lasciati attrarre dal vuoto sottostante e stanno sperimentando la crisi delle vertigini. Le statistiche parlano di migliaia di matti e di alieni affetti da turbe mentali che circolano disorientati nella società. Abbiamo vinto il Terzo Mondo della povertà e ci ritroviamo con un Terzo Mondo della miseria,  dove le case di cura, gli ospedali, gli oroscopi e le fattucchiere di turno non riescono a risolvere il problema.

È una sindrome, come quella della Mucca Pazza, che sta corrodendo il vivere sociale. La Chiesa occidentale si rende conto di tutto ciò e invita i credenti ad accendere una fiammella di speranza in tutti i cuori, facendo proprio l'anelito di s. Paolo: "Caritas Christi urget nos", la carità e l'amore di Cristo ci spingono. Non siamo più chiamati a condividere la mensa con gli affamati, ma a restituire il sano diritto all'appetito.

Non c'è comunità che possa rinchiudersi in se stessa, unicamente preoccupata delle proprie necessità pur se importanti e numerose. Anche se piccola e povera, antica o nuova, ogni comunità deve farsi segno dell'amore di Dio per tutti.

Durante una predica notturna in una piazza americana venne a mancare improvvisamente la luce. Subito ci fu brusio e disappunto. L'oratore alzò la voce e invitò tutti ad accendere un fiammifero. Miracolo! La piazza si illuminò di nuovo al chiarore di mille fiammelle. Oggi i laici e volontari cristiani sono come tante fiammelle che portano aiuto, speranza e sorriso alla porta accanto, e pochi se ne accorgono.

Ma sono ancora un piccolo numero. Conosco Lidia. Ha una faccia da Sol Ridente come quello dei Verdi. È vedova, ed è in pensione da anni, ma ha ancora tempo ed energie per gli altri. Fa volontariato alla Croce Verde, va ogni giorno a tener compagnia agli anziani del ricovero e conosce tutti gli indirizzi delle persone anziane e sole del paese.

Conosco Luisa: lavora in ospedale, ma dedica molto tempo ai giovani della parrocchia e con loro porta avanti tante iniziative di carattere missionario. Ha stabilito pure una vasta rete di contatti con la gente per promuovere le adozioni a distanza. Veralilia insegna nelle scuole, ma con il marito si dedica anche al volontariato nell'Uniltasi. È suo il progetto di realizzare ogni anno il presepe vivente coinvolgendo tutto il paese. Iniziativa che attira l'attenzione di tutta la provincia e dà un buon respiro finanziario agli esercenti del paese. Senza dire che il lusinghiero ricavato di ogni anno viene devoluto per aiutare i poveri dei Paesi di missione.

E c'è anche Agostino da ricordare. È elettricista dell'Enel, ma è anche il papà dei poveri e degli ammalati. Ogni mattina, prima di iniziare il lavoro è già passato in qualche ospedale. Al rientro dal lavoro, a volte con la moglie, a volte con le figlie o con amici, visita i sofferenti nei ricoveri o nelle famiglie. Da oltre vent'anni è la voce del conforto per tante persone sofferenti.

"Un filo non fa tela". Da piccolo, quando aiutavo la mamma e le zie a preparare l'orditura al telaio, capitava che qualche filo si rompesse e veniva spontaneo ricordare la storiella di quella vecchietta che in simili circostanze soleva dire: "Già, tanto un filo non fa tela!" e non si curava di riannodare i fili che via via, nel tessere, si rompevano. Alla fine rimase con tre fili e senza tela.

Ogni cristiano è chiamato a riannodare nel tessuto sociale i fili di quei fratelli e sorelle che si sentono recisi dall'orditura perché la tela a colori del vivere rispecchi sempre più i disegni del Suo Creatore.



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