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Il doppio dell’anno scorso: Niente appaga più della vita missionaria

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All'inizio di un anno nuovo tutti vorremmo poter dire che l'anno passato si è chiuso bene e che l'anno nuovo si è aperto con prospettive positive. Noi missionari abbiamo concluso l'anno 2009 con un bilancio che può essere detto positivo, secondo la logica... del Signore! Il 2009 è stato infatti caratterizzato da un record quanto mai triste, ma che può essere letto come un segno positivo. Una cosa è certa: ci fa riflettere.

A farci riflettere è la lettura di un rapporto pubblicato il 30 dicembre 2009 dall'agenzia di informazioni missionarie "Fides". Secondo l'agenzia, il numero dei missionari - preti, religiosi e religiose e volontari laici - uccisi nel corso del 2009 è quasi il doppio di quello registrato nell'anno precedente.

Sono 37, in 15 paesi diversi

Dallo stesso rapporto si ricava il numero esatto degli agenti pastorali uccisi: 37. L'agenzia Fides non si limita a darci il loro numero, ma entra nei dettagli. Tra coloro che hanno perso la vita in modo violento nell'esercizio della loro missione, 30 sono preti; 2 sono religiose; 2 i seminaristi; 3 i volontari laici. Questa cifra, aggiunge l'agenzia missionaria vaticana, "rappresenta quasi il doppio" di quella registrata l'anno scorso ed "è la più alta di questi ultimi dieci anni".

Il continente che ha pagato più caro quest'anno non è stata l'Africa, ma l'America, soprattutto l'America latina; 18 preti, 2 seminaristi, 2 laici e 1 religiosa sono stati uccisi in diversi paesi: Brasile, Colombia, Messico, Cuba, Salvador, Stati Uniti, Guatemala e Honduras, in ordine decrescente. Segue l'Africa che ha perso 9 preti, 1 religiosa e 1 laico, uccisi nel compimento della loro missione, in quattro paesi: la repubblica democratica del Congo, il Sudafrica, il Kenya e il Burundi. Altri 2 preti sono stati massacrati in Asia: uno nello stato indiano del Karnataka e l'altro nelle Filippine. E infine, anche l'Europa ha avuto un prete ucciso, un francese, Louis Jousseaume.

261 martiri in dieci anni

La chiesa cattolica continua, anche nell'anno 2009, come in quelli precedenti, ad aggiungere al suo martirologio i nomi dei suoi martiri. Essi non sono mai mancati in questi anni passati, anche perché sono segno della vitalità della chiesa, ma non avevano mai raggiunto la misura del 2009: 20 erano stati i martiri nel 2008; 21 nel 2007; 24 nel 2006; 25 nel 2005; 16 nel 2004; 29 nel 2003; 25 nel 2002; 33 nel 2001; 31 nell'anno 2000. Facendo la somma di questi dieci anni, balza immediatamente agli occhi il pesante pedaggio pagato dalla chiesa cattolica in questo ultimo decennio: 261 operatori pastorali cattolici che hanno sacrificato la loro vita nella missione evangelizzatrice.

Sono cifre che fanno pensare e riflettere. Le persone uccise non sono vittime dell'imprudenza o della curiosità turistica, ma della loro carità pastorale. Nessuno di loro era al proprio posto, costretto da qualcun altro o per forza. Nessuno di loro ha cercato la morte, perché non stimava abbastanza la vita. Tutti, quando è stata loro tolta, hanno offerto la propria vita per amore di Colui che per primo ha messo a serio rischio la sua vita e l'ha poi offerta sulla croce per essere fedele alla sua missione: fedele a Dio e all'umanità.

Siamo sulla strada giusta

Una seconda riflessione viene dalla lettura di questo rapporto: si vede che la professione di operatore pastorale (uso questo termine per includere tutti, senza distinzioni o graduatorie di sorta) è ancora gettonato, malgrado si senta dire - ed è vero - che il loro numero è insufficiente. Ma forse proprio per questo cresce il rischio e anche il coraggio di rimanere al proprio posto.

Tutto questo dovrebbe far riflettere le nostre comunità cristiane, che qualche volta sono tentate di prendere le strade facili e di chiudersi nei propri problemi e progetti "interni". Seguire Cristo e mettersi al servizio dei fratelli, anche in questi tempi, fa correre grossi rischi. Eppure non mancano neppure oggi cristiani e cristiane che non esitano a mettersi e a restare su questa strada, anche quando il loro servizio diventa pericoloso.

Infine, questi fatti ci assicurano che la chiesa è sulla strada giusta, quella di Gesù che ha detto: "Non c'è amore più grande che dar la vita per coloro che si amano". Per questo noi missionari continuiamo a cercare e chiamare coloro che vogliono spendere la loro vita in modo valido e serio. Niente è più appagante della vita missionaria.



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