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Il cenone consumato da solo, ma nel cuore il mondo

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Una nascita è vita nuova che arriva e ci assicura che la vita… continua. Ma questa nascita è speciale! Ci assicura che la Vita (quella vera, definitiva, quella di Dio) entra e ci travolge tutti, verso una vita sempre più piena per tutta l’Umanità. Lasciamoci allora condurre. E ribadiamo la volontà d’impegnarci sempre di più per la vita dell’Uomo d’oggi, così minacciata in mille modi. Ecco il racconto della celebrazione di Natale da N’Djamena, in Ciad, lo scorso anno. Prendiamolo come segno di speranza.

Il 24 dicembre alle 16 celebriamo la Messa di mezzanotte” a Kurnari, in piena savana, circa 30 chilometri dalla casa dei saveriani. C’erano una sessantina di persone venute anche da lontano. Sembra proprio il presepio vivente… La semplicità estrema, gente povera, che porta avanti la sua fede con pochi sostegni: qualche briciola di Parola di Dio data dai catechisti più o meno formati; una Eucarestia ogni due o tre mesi. Tamburi a tutto ritmo, si balla, c’è gioia vera. Torno a casa per… il cenone di Natale. P. Marco non è ancora tornato dalla celebrazione in un altro settore con battesimo di bambini piccoli. Tornerà tardi. La stanchezza si fa sentire. Metto su un frittatone e stappo una piccola birra. Il cenone è fatto e consumato. Da solo. Ma con nel cuore il mondo.

Il 25 dicembre parto presto. Devo arrivare a Ngama Kotoko, sul fiume Logone, che fa da confine con il Camerun. C’è da attraversare un bassofondo ancora pieno di acqua. Si mette la moto sulla piroga per continuare dall’altra parte attraverso sentieri e sentierini che si snodano come un dedalo nella savana dai rari alberi. La gente arriva pian piano da tutti i villaggi della zona. Panche di legno, sedie, stuoie arrivano sulla testa o portati in bicicletta e moto. Hanno messo su un tendone rudimentale ma pratico, almeno per il presbitero e i suoi collaboratori. La piccola cappella del villaggio e qualche albero forniscono un po’ d’ombra per tutto il popolo di Dio. Verso le 10 penso che l’ora di cominciare sia venuta. Qualcuno mi chiede la confessione; la fila si forma e sarò libero un’ora dopo…

Durante l’Eucarestia benediciamo i bambini presenti, oggi particolarmente ben vestiti. Saranno almeno duecento! Si prega, si canta e si danza con entusiasmo. Gli yu-yu delle donne si fanno sentire: è la gioia. C’è perfino la visita al presepio… La piccola capanna di paglia accoglie le statuine d’argilla fatte dai ragazzi: un capolavoro da fotografare! Spiego un po’ la lettera di Natale che i vescovi del Ciad hanno inviato ai cristiani e persone di buona volontà. Lo fanno tutti gli anni. Quest’anno la lettera è più interessante. Hanno l’abitudine di parlare della situazione del Paese. Le loro parole sono particolarmente gravi. La situazione sociale, politica e economica è esplosiva.

Poi, il pranzo tutti insieme. Riso e salsa per tutti. Il coro della comunità (ridotto a sei coristi e un battitore di tam-tam) offre un “concerto” molto seguito. La gente si disperde progressivamente. Ognuno se ne torna con la sua sedia o la sua panca sulla testa. Me ne torno anch’io, col mio grosso zaino sulle spalle, accompagnato da Félix, bravissimo animatore che ha organizzato tutto. Attraversiamo ancora il nostro “lago”, sperando di evitare collisioni con altre piroghe. I colori della savana a quest’ora del pomeriggio sono suggestivi. Vorrei andare a trovare i bambini di Kundul, che stanno passando Natale insieme sotto il motto “Natale senz’alcool”. Ma la stanchezza vince e prendo la strada del ritorno verso casa.

P. Marco e io ce la raccontiamo sugli avvenimenti natalizi, finché il sonno ci assale e prendiamo questa volta la strada delle nostre camere. Con un grosso grazie nel cuore per le cose viste e udite. Dio lavora. La Buona Parola ai poveri.   



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