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Il campanello di santa Chiara

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Il significato della Missione

Il campanello dei Saveriani suona senza interruzione. E vi confesso che ogni qualvolta sento quel suo allegro squillare, d'improvviso rivedo come in un film un episodio che ho vissuto a Calcutta. Accompagnavo a Calcutta un gruppo di sacerdoti e seminaristi; con noi c'era anche un giornalista italiano. Quel giorno avevamo un appuntamento con madre Teresa.

"Vi aspetto per la Messa, alle 6 del mattino. Siate puntuali - ci aveva raccomandato - perché subito dopo le suore devono andare per le strade". Noi, per essere puntuali, ci eravamo alzati alle quattro e, a piedi, abbiamo camminato un'ora. Per le strade si stava diffondendo la luce discreta dell'alba, sufficiente ad evitarci di inciampare nei corpi umani allungati sui marciapiedi.

Ogni qualvolta ci trovavamo davanti ad una mamma che dormiva con accanto due o tre bambini rannicchiati, il giornalista manifestava il suo disappunto: "Questa città manca del pudore necessario. Guarda che scenari!”

Madre Teresa ci attendeva sulla porta: una donna piccola, ricurva, piena di rughe, con le dita dei piedi contorte per l'artrosi; ma agile e ricca di femminilità, nei suoi movimenti. Un sorriso che avremmo riconosciuto tra mille: un buon giorno sussurrato in inglese, con voce che annullava le distanze.

Ed eccoci nello stanzone che funge da cappella. Attorno a noi duecentocinquanta suore dal vestito bianco a bande blu, inginocchiate sulla nuda terra. Appeso alla parete, un crocifisso; accanto c'era scritto "Ho sete". Tutto sembrava passare così in fretta in quel luogo dove avremmo voluto scrutare ogni cosa. A lungo.

La colazione volle servircela lei stessa: una tazza di tè e un cesto di banane piccole. Mi ricordo che ruppi l'imbarazzo generale rivolgendo una domanda a madre Teresa: "Madre, mi tolga una curiosità: che cosa significa quel "Ho sete" scritto in rosso accanto al crocifisso della cappella?".

"Gesù ha sete di anime. Una sete insaziabile, che resterà accesa fino alla fine del mondo". Il giornalista che ancora fremeva in cuor suo, innescò una seconda domanda ancora più imbarazzante: "Madre, lei ha 80 anni, quando morirà il mondo sarà come prima. Che cosa è cambiato dopo tanta fatica?".

Madre Teresa rispose sorridendo: "Vede, io non ho mai pensato di poter cambiare il mondo! Ho ricevuto di essere soltanto una goccia di acqua pulita, nella quale potesse brillare l'amore di Dio. Le pare poco?". Il giornalista non riuscì a rispondere.

Madre Teresa riprese la parola e gli chiese: "Cerchi di essere anche lei una goccia di acqua pulita e così saremo in due. È sposato?". "Sì, madre". "Lo dica anche a sua moglie e così saremo in tre. Ha dei figli?". "Tre figli, madre". "Lo dica anche ai suoi figli, così saremo in sei".

Vi assicuro che quella risposta bastò a distrarre la nostra attenzione dal cesto delle banane. Ma torniamo a quello che avviene qui, a casa nostra, a  Santa Chiara. A me viene immediato di pensare a quelle famose gocce di acqua pulita, quando sento suonare alla nostra porta. Il padre di turno corre premuroso ad aprire l'antico portale e si trova di fronte un volto di uomo o di donna. Vengono dalla città, dai paesi e dall'Appennino per ottenere una risposta.

"Padre Mainini, che ci ha aiutato tanto spiritualmente, dov'è ora?". "Padre Noris come sta?". "Posso inviare un aiuto a p. Todeschi?". Un signore giovane ci ha chiesto di poter rivisitare il chiostro dove p. Gagliani radunava i ragazzi della città nei pomeriggi del doposcuola.

"Avete notizie di p. Rinaldi, che ci aveva aperto allo spirito missionario?". "Padre Luigino è tornato?". "E p. Mafia, che veniva sempre a Piacenza? E p. Lo Stocco?". Quel padre che è stato particolarmente presente in un momento importante della loro famiglia.

Così il discorso prende la piega della storia personale, e questo diventa il momento più commovente della visita. Ci si siede e si inizia ad ascoltare il racconto di una storia impastata di fede e di sofferenza, di affetti e di generosità. Piena di senso di Dio. La missione diviene come un fiume profondo, formato da tante gocce di acqua pulita.

È così che, ogni giorno, noi Saveriani dello Stradone Farnese, a Piacenza, condividiamo, tocchiamo con mano quanto la missione è viva nel cuore della gente. Gente che prega, che soffre del suo, che ha un legame con quei missionari, che come madre Teresa, hanno insegnato loro a trasformarsi in altrettante gocce di acqua pulita. Gente che sa ritagliarsi un appuntamento quotidiano con chi nel mondo soffre, e non è in grado di vivere una vita degna dei figli di Dio.

Io, personalmente, non finirei mai di ascoltare queste storie, perché sono storie di santità quotidiana, scritte dallo Spirito Santo. I giornali e le televisioni sono incapaci di entrare in questi angoli dell'animo, là dove Dio parla e costruisce la storia della salvezza insieme a tanta gente che risponde di sì ai suoi appelli di Padre, ricco di misericordia.

Siccome poi il bene è molto più contagioso del male, il racconto di questi amici entra nel nostro cuore di missionari e ci invoglia a fare bene, a comportarci bene, ci converte alla preghiera, ci fa contenti di esser  riconoscenti per questa gente che fa scorrere in Casa nostra fiumi di acqua pulita.



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