I santi della porta accanto
Sono poco più di 5 anni di pontificato di Francesco, ricco di gesti sorprendenti: il Giubileo della Misericordia e il Vangelo “al centro”; l’attenzione verso la famiglia, i giovani, le periferie geografiche ed esistenziali, l’ecologia; l’invito rivolto alla chiesa ad uscire... Da poco è giunta un'altra gradita sorpresa, l’esortazione Gaudete et exsultate (GE), che vi invito a leggere. Si parla dei “santi della porta accanto”, la classe media della santità, una santità feriale. Sono coloro che, pur vivendo in modo normale, “non si accontentano di una vita mediocre, annacquata, inconsistente” (1) e sono “un riflesso della presenza di Dio”.
Forse non ce ne accorgiamo, ma “siamo circondati, da una moltitudine di testimoni, e tra loro può esserci la nostra stessa madre, una nonna o altre persone vicine che, anche in mezzo a imperfezioni e cadute, hanno continuato ad andare avanti e sono piaciute al Signore” (3). Immersi nel mondo, nel lavoro, nella famiglia, nelle occupazioni quotidiane, dedicano tempo alla preghiera, alla comunità, ai poveri, unendo azione e contemplazione, impegno e spiritualità.
Continua la GE: “Mi piace vedere la santità del popolo di Dio nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere” (7). Vivono vicino a noi non come modellini (“santini”). Pur essendo fragili, si lasciano attraversare da Dio, lottando ogni giorno per diventare sempre più trasparenti. La mappa che li guida verso il traguardo della santità sono le Beatitudini, carta d’identità del cristiano. La santità è un cammino per tutti (non solo per i vescovi-preti-suore), per coloro che, come me e te, si sentono bisognosi di aiuto.
Ma, occorre anche avere la forza per camminare. Se ti senti fiacco “non ti scoraggiare, perché hai la forza dello Spirito Santo che può compiere il miracolo di rendermi migliore; nella Chiesa, santa e composta da peccatori, troverai tutto ciò di cui hai bisogno per crescere nella santità” (15).
I santi non sono super-uomini, ma persone umili e deboli che confidano in Dio. Per questo motivo la santità, oltre ad essere per tutti, è gratis. Non dipende tanto (per fortuna!) da ciò che faccio io, ma da quello che fa Lui, ricco in misericordia. “Non siamo giustificati dalle nostre opere o dai nostri sforzi, ma dalla grazia del Signore che prende l’iniziativa” (52). Egli ama veramente tutti e gratis, non per il bene che fanno, ma perché Lui è l’amore. Questo genera gioiosa gratitudine e mette in crisi la logica (disumana e spietata) del mondo, che “premia” i forti ed esclude chi non ce la fa, umiliando, allontanando e creando tanti scartati e disprezzati.
Abbandoniamo “la paura della presenza di Dio, che ci può fare solo bene. È il Padre che ci ha dato la vita e ci ama tanto” (51). Domandiamoci: come (far) scoprire il Dio misericordioso? Come agire affinché proprio tutti, vicini e lontani, cristiani e non, seguano il cammino della vera santità. Nella vita “non c’è che una tristezza, quella di non essere santi”.