I nostri giovani dell’Amazzonia
Abaetetuba (Amazzonia, Brasile) si presta per scrivere una tesi di laurea: è una città di estuario sul grande Rio delle Amazzoni, ha tante piccole chiese ‘evangeliche’ che nascono come i funghi nella stagione delle piogge, e tante feste patronali cattoliche ogni domenica nella stagione secca; una città di centomila abitanti, senza autobus e con oltre mille moto-taxi; una città bombardata dalla propaganda per i giochi d’azzardo e da discoteche in mezzo all’abitato; una città con 30% del PIL proveniente da furti e narcotraffico... Una città così merita davvero una tesi di laurea in “studi sociali”.
Ma vorrei dire qualcosa, in particolare, sui giovani di Abaetetuba. Io sono un missionario fortunato, attorniato da un centinaio di giovani, di età dai 16 ai 29 anni.
Si tratta di giovani di periferia, con poco studio, perché chi riesce a entrare all’università si trasferisce a Belém dove sono concentrati gli atenei. I miei giovani, organizzati in cinque gruppi, svolgono attività sportive, culturali e religiose (ad esempio, le “visite missionarie”). Ma non è tutto rose e fiori... Ci sono delle vedute divergenti tra me e molti di loro.
La coscienza e la politica
Io favorisco la formazione della coscienza e della personalità dei giovani, insistendo sulla dignità e libertà della persona.
Essi però sono bombardati dai media, schiavi dell’insicurezza del domani al punto di fare esami e concorsi senza fine. Corrono, dormono poco e mangiano male.
Non voglio che i giovani siano “analfabeti politici”. Spiego loro il dna dei partiti: i partiti di destra, preoccupati per la stabilità monetaria e l’aumento della ricchezza; quelli di sinistra, preoccupati per il benessere delle persone e dell’ambiente. Ma in Brasile ci sono 30 partiti (più altrettanti in attesa di approvazione), tutti “fisiologici”, salvo un paio di eccezioni, tutti con programma di destra (come ordina il neoliberalismo) anche se sono nati di sinistra.
Il vangelo e le sette
Io commento con i giovani il vangelo: Gesù Cristo ci ha annunciato e portato il regno di Dio, un mondo riconciliato con Dio e con ogni essere vivente, un mondo di discepoli che rompono con il potere che schiavizza e lottano contro l’ingiustizia e l’esclusione, in favore della civiltà dell’amore. Ma qui in Amazzonia nascono - e diventano moda - movimenti alienati, perfino cattolici, come quello degli “schiavi di Maria”, che portano alla caviglia una catena chiusa da un lucchetto.
Io invito i giovani all’equilibrio. Ma essi sono tentati dalla droga che devasta e da varie forme di riscatto equivoche, perfino militarizzate: un giovane ex-drogato è partito per aderire al gruppo paramilitare della mega-setta “chiesa universale del regno di Dio”; là il loro ‘vescovo’ grida: “Che cosa volete?”, e i ‘probandi’ urlano “L’altare!”... Il giovane diventerà “gladiatore dell’altare”, con tanto di divisa e di scudo.
Gandhi e gli smart-phone
Io invito i giovani a diventare “mahatma”, anime grandi, di ampia visione, come Gandhi. Ma alcuni si credono detentori della verità e considerano nemici coloro che pensano in modo differente. La mentalità integralista e intollerante di Isis e Al-Qaeda (e perfino del nazismo) arriva fin qui, in questo angolo d’Amazzonia.
Io apro una biblioteca e la fornisco delle migliori pubblicazioni. Ma i giovani sono legati a facebook, i-pod, whatsapp, twitter, smart-phone...
Un dubbio e una sfida
Un dubbio: i giovani di qui sono eccezione, o sono un campione della gioventù e dell’intera società post-moderna del pianeta? Essi suggeriscono la complessità, la liquidità e la decadenza.
Ci dicono che il nostro non è tempo di routine e di lavoro sistematico, ma di diversione quotidiana (divertirsi è diventato il duro mestiere!); non è tempo di tradizioni e di perseveranza, ma di novità e di capriccio; non è tempo di identità culturale e di armonia, ma da camaleonti.
Pessimismo? No, ma una sfida per la mia fede. “Per ogni notte buia che il sole oscurerà, amici miei, poi ci sarà un’alba chiara in più”: è l’alba della Pasqua.