I “cristiani nascosti” del Giappone
Pensiamo di recare grande gioia a san Guido Conforti e a san Francesco Saverio, concludendo questo anno disastrato per la chiesa e per la società, con la speranza che ci viene dai “cristiani nascosti” del Giappone. Prima di tutto perché san Guido non esitava ad attribuire la sua vocazione missionaria alla lettura della vita del Saverio, durante gli anni della sua adolescenza. Saverio, poi, è stato il primo evangelizzatore del Giappone.
Un miracolo lungo 300 anni!
A partire dal 1549, il Saverio si applicò per tre anni a imparare il Padre nostro e l’Ave Maria in lingua giapponese, per poi insegnarli ai suoi cristiani. Nel 1552 Saverio si lasciò dietro le spalle il Giappone e salpò verso la Cina, ma morì prima di potervi entrare.
Nel 1600, quasi cinquant’anni dopo le catechesi del Saverio, i giapponesi che pregavano il Padre nostro e l’Ave Maria nella loro lingua materna erano già saliti a 400mila: un vero miracolo! Subito dopo, tutti i missionari occidentali furono espulsi dal Giappone e i cristiani giapponesi iniziarono a subire persecuzioni e martirio: dapprima 26 martiri, poi 390… E il numero dei fedeli continuò a diminuire.
Ma il vero miracolo, fu che i cristiani giapponesi continuarono a trasmettere la fede cristiana dai genitori ai figli, anche senza l’aiuto e la guida dei missionari.
Così, per trecento anni, fino al 1859, quando i missionari di Parigi arrivarono in Giappone per riprendere l’evangelizzazione.
Il secondo arrivo dei missionari
All’inizio, essi si limitarono a predicare agli europei che sbarcavano nei porti. Alcuni anni più tardi, quando ebbero imparato il giapponese, i missionari di Parigi si stabilirono a Nagasaki ed edificarono una chiesetta dedicata ai primi 26 martiri del Giappone, che papa Pio IX aveva proclamato beati l’8 giugno 1862.
Il venerdì santo del 1865, nella chiesa dei martiri si presentò un gruppetto di giapponesi che rivelarono agli stupiti missionari che 10mila cristiani erano rimasti fedeli e vivevano sparsi nei villaggi dell’isola di Goto e nella valle di Urakami. Li chiamavano “kakure kirishitan” cioè “cristiani nascosti”.
Incoraggiata dalla testimonianza dei “cristiani nascosti”, l’evangelizzazione ripartì con entusiasmo.
Oggi si stima che i cristiani in Giappone siano circa l’1% della popolazione. E molti non cristiani partecipano occasionalmente anche ai riti cristiani.