Migranti, trafficanti ed Europa
MESSAGGIO DALLE CHIESE
Pubblichiamo l’analisi di don Mussie Zerai Yosief, presidente dell’agenzia Habeshia per la cooperazione e lo sviluppo in Libia.
Ci sono almeno due fattori che spiegano l’aumento del numero di persone che cercano di attraversare il Mediterraneo con i barconi dei trafficanti. In primo luogo, in Sudan le autorità stanno facendo retate di stranieri in posizione irregolare. Si tratta di cittadini etiopi ed eritrei, che vengono rinviati nei loro Paesi, dove sono soggetti a persecuzioni.
L’insicurezza nella quale vivono queste persone diventa quindi una spinta per raggiungere l’Europa.
Ogni giorno vengono rapite delle persone al confine tra Sudan, Libia ed Egitto, un vero triangolo maledetto. I sequestratori in un primo momento si mettono in contatto con i familiari dei rapiti per chiedere un riscatto. Se la famiglia non può pagare, gli ostaggi vengono venduti ad altri trafficanti che li trasportano in Egitto, dove sono usati come schiavi nell’agricoltura e nelle costruzioni. Altri sono coinvolti a forza nei traffici di armi e di droga, altri ancora diventano vittime del traffico di organi. Lo stesso accade in Libia….
Il controllo alle frontiere libiche esiste ma si è trasformato in un business, e questo fin dai tempi di Gheddafi, che da un lato chiedeva aiuto all’Europa per potenziare i controlli frontalieri, e dall’altro faceva affari con i trafficanti. Lo stesso accade oggi...
La responsabilità di questa tragedia è in parte anche europea, perché le ambasciate di tante nazioni tra cui l’Italia hanno bloccato il rilascio dei visti di migliaia di donne e bambini, in attesa di ricongiungersi con i loro parenti. La disperazione di queste persone le sta spingendo a tentare la via libica per raggiungere clandestinamente l’Italia.
Chiudendo gli accessi legali, si spingono queste persone nelle mani dei trafficanti.