I cinquanta giorni dei saveriani
Diciannove saveriani - di sei differenti nazioni - iscritti al Corso di formazione permanente, sono arrivati il 14 settembre a Tavernerio, accolti fraternamente dalla comunità.
Lunedì 16 è iniziato il Corso vero e proprio, con l’introduzione del coordinatore, p. Mario Menin, sulla “filosofia” e metodologia del corso dedicato ai primi dieci anni di ministero. Nel pomeriggio il gruppo si è spostato nella Comunità di Bose, vivendo l’esperienza monastica, con la guida di fr. Matteo Nicolini Zani, che ha affrontato il tema “Guardando alla nostra umanità personale e consacrata alla missione”. La prima settimana si è conclusa mettendo a fuoco il proprio progetto personale di vita: “La vita come progetto e un progetto per la mia vita”.
L’obiettivo del Corso non è, infatti, l’aggiornamento professionale o la qualificazione pastorale, ma il rinnovamento della persona del missionario, la cura della sua capacità e qualità di relazione e di comunicazione. Capacità e qualità essenziali per chi evangelizza. Avere sette settimane a disposizione per curare sé stessi non è quindi un lusso per i missionari, non è una perdita di tempo. Fermarsi a riflettere su sé stessi e sul proprio vissuto, per loro, è una necessità. Insomma, “i 50 giorni” sono un tempo speciale, adatto a questo scopo, ad avere cioè una visione più realistica del mondo, della chiesa, del ministero missionario, della vita consacrata, ma anche di sé e delle proprie possibilità, come pure dei propri limiti.
I contenuti sono presentati nella stessa struttura del corso, articolato in tre parti. La prima parte è dedicata alla conoscenza di sé. La seconda parte propone di confrontarsi con i valori fondanti della vita missionaria. La terza parte, di carattere pratico e conclusivo, aiuta a riflettere sulla missione che cambia nei vari continenti dove i saveriani operano, e a proiettarli verso il futuro.