"Hai scelto davvero tu, oppure...?" I discepoli...
Missionario! E d'improvviso sono diventato una specie di eroe agli occhi di molti; per altri, se non un eroe, uno molto coraggioso. E c'è chi mi chiede: "Hai scelto tu o ti hanno mandato via?"; qualche altra domanda: "Per quanto tempo? Quando ti faranno tornare a casa?". Per qualcuno si tratta certamente di "una punizione, un allontanamento per aver fatto chissà che...", dopo il trasferimento del patriarca Angelo a Milano (sono stato suo stretto collaboratore per sette anni).
Gesù è la perla, il tesoro
In cuor mio, rido e mi domando: "Dove ha il cuore tutta questa gente?". Eppure è vera per me e per loro la stessa Parola che ascoltiamo nelle nostre assemblee Eucaristiche: "Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato»... Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano".
Quell'«andate» è l'invito che il Signore risorto rivolge a tutti i suoi discepoli: le donne al sepolcro incontrano il Signore e corrono a darne l'annuncio agli altri; la suocera di Pietro guarita si mette a servire il Signore; il lebbroso guarito non sta zitto ma si mette a predicare la compassione che Dio ha avuto per lui...
Insomma, i discepoli di Gesù non possono starsene zitti e condurre una vita tranquilla. Si tratta di vendere tutto per comprare la perla preziosa, appena trovata. Si vende tutto e si corre a comprare il terreno dove è nascosto il tesoro. Gesù è la Perla, è il Tesoro.
Missionario in Bolivia
Ognuno di noi ha ricevuto in dono dei talenti, e li deve trafficare; ognuno secondo ciò che il Signore gli dona e gli chiede. Non tutti siamo chiamati a lasciare la famiglia e il proprio paese, per mettersi in viaggio verso terre lontane, dove il vangelo ancora non è conosciuto o dove gli uomini hanno smarrito il senso di Dio.
L'esperienza di fede che ho vissuto mi fa capire che il Signore a me chiede altro: mi chiede di andare oltre. Mi mette sul cammino che ha condotto san Marco a evangelizzare le terre venete, sulla scia di Ermagora e Fortunato, vescovo e diacono consacrati da san Marco, a cui dobbiamo il dono della fede cristiana.
Per me si tratta di partire per una terra lontana, la Bolivia, paese grande e difficile, dove la fede nel Signore risorto rischia di essere un ricordo negativo della conquista spagnola. Missionario non per fare o gestire cose o costruire opere, ma per testimoniare il volto compassionevole di Dio per l'uomo; inviato dalla chiesa di Venezia, custode del vangelo di san Marco, per essere compagno di strada di tanti uomini e donne che hanno perso la speranza, che rischiano di perdere il senso di un Dio, che si fa prossimo a tutti.
Una grande responsabilità
Tutto questo si traduce concretamente nell'aiutare una chiesa giovane come quella di "Santa Cruz de la Sierra", nell'accompagnare verso la vita e l'amore per Dio ottanta ragazzi tra i 5 e i 18 anni. Si tratta di orfani, poveri, sfruttati e a volte ridotti a forme di schiavitù moderne, o peggio violentati.
È una grande responsabilità che mi porta a rendere presente il volto di Dio, che in Gesù si china sull'umanità ferita e ne fascia le piaghe, che guarisce i malati, restituisce la vista ai ciechi e l'udito ai sordi, ridà la vita a chi era morto...
Tutto questo, grazie anche a chi non è chiamato a lasciare tutto, ma contribuisce alla missione accompagnandomi con la preghiera, l'amicizia e la solidarietà concreta.