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Grazie per ciò che siamo ora p. Nic

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Negli anni della dittatura in Brasile, perfino la vita dei presbiteri diventa difficile. Tutto passava al vaglio della censura, anche la posta personale. Un giorno, in una causa in cui gli imputati erano tre preti e alcuni contadini, p. Nic si ritrova vicino a Lula, futuro presidente del Brasile. Gli imputati sono condannati tutti a diciotto anni di prigione. È la scintilla che avvia la rivolta sociale. Migliaia di manifestanti arrivano nella piazza di Belèm. I militari ovviamente li attaccano. E un gruppo, tra cui lui, si rifugiano nella vicina chiesa. Non era certo quella la prima volta in cui p. Nic rischiava la vita...

Nel 1994 arriva ad Abaetetuba, sempre in Amazzonia. Una città di 70mila abitanti, con tantissimi poveri e disoccupati. Abaetetuba è conosciuta come “la città degli uomini valenti”. Per lui si trattava di ricominciare tutto daccapo. In barca, andava spesso a Belem per insegnare. Nessuno lo lascia solo. Neanche qui. E, infatti, avvia diversi progetti sociali, tra cui quello per i bambini di strada.

Zio Nic ogni tanto tornava in Italia. E andava un po’ dappertutto. A trovare noi e tutti quelli che conosceva. Una volta era sul lago Maggiore a festeggiare i 40 anni di sacerdozio di un carissimo amico missionario. A pranzo ha vicino un signore alto e distinto. Era un famoso medico di Milano. Iniziano a parlare. Il medico era molto curioso e p. Nic gli descrive tutte le attività che era riuscito a realizzare, a Belem prima e ad Abaetetuba, poi. E alla domanda su cosa avrebbe voluto fare in seguito, lui risponde: “Mi piacerebbe costruire un centro per corsi professionali, abbiamo già tre progetti a seconda dei finanziamenti”.

Il medico gli batte la mano sulla spalla e gli dice di costruire quello più grande. Oggi, il Centro ha già formato migliaia di giovani. Il medico-benefattore non è riuscito a partecipare all’inaugurazione, mentre p. Nic per problemi di salute non è più riuscito a tornare lì. È stato il suo più grande cruccio, perché l’aspettavano migliaia di impegni. Rimane qualche anno a Priverno a casa di mia madre, sua sorella. Ma poi, morta lei, è andato a vivere a Roma e quindi a Parma.

Il Centro di Abatetuba è stato chiamato “Centro padre Nicola Masi”. Zio Nic, che in questo periodo italiano ha scritto un bellissimo libro dal titolo “Ho prestato i miei piedi a Gesù”, ha attraversato tante difficoltà, incertezze e avversità nei mondi poco sviluppati. Mai pensavamo però che qui non avremmo avuto la possibilità di poterlo accarezzare per un’ultima volta e dirgli… “grazie di tutto zio Nic!”. Grazie per quello che ci hai fatto diventare con il tuo esempio e il tuo stile di vita
[fine – Il Fatto Quotidiano, 21 marzo 2020].



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