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Giovani e ragazzi cercansi

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È capitato cinquant'anni fa. Avevo 16 anni e stavo per iniziare la quinta ginnasio nell'Istituto dei missionari Saveriani. In tutti eravamo una novantina di ragazzi, giunti a Zelarino dalle case saveriane di Vicenza, Piacenza, Udine, Cremona e Bergamo. L'alloggio era un po' stretto per tanta gioventù, dai 14 ai 19 anni. Con un po' di spirito d'adattamento una barchessa aveva fornito tre aule scolastiche e due spaziosi cameroni, mentre nella seconda barchessa continuavano i lavori per ricavarne il refettorio, la cappella e un altro dormitorio.

Nella villa, oltre alle stanze dei padri, c'era la cappella e l'aula per una classe. Non mancava l'allegria, che sfogavamo sui prati vicino al'Osellino, dove, mentre 22 atleti rincorrevano un pallone, altri si divertivano con il gioco di Monopoli e qualcuno si tuffava nel fiume, dato che a quei tempi l'acqua era bella limpida, il freddo non così precoce e dopo aver aiutato i muratori a spegnere la calce viva in una apposita fossa vicino agli edifici, rinfrescarsi con un bel bagno era uno svago guadagnato.

Mi è venuta tra le mani una interessante lettera con cui un aspirante missionario, Ferrari Antonio, comunicava ai genitori il suo arrivo a Zelarino. Porta la data del 30 settembre 1949. "Carissimi genitori, sono arrivato finalmente nella casa da tanto tempo agognata, ora mi trovo contento. Sono partito da Vicenza martedì sera, verso le sei col treno; la nostra biancheria ci è stata portata dal camion con i miei compagni di Grumone. Non pensare, cara mamma, che ne sia andata persa; mi è arrivata tutta. Qui siamo in 90 tutti allegri e sani. Salutandoti io ti chiedo che tu preghi per me, perché il Signore mi conservi la mia vocazione e me la benedica. Ti allego il mio indirizzo. Tanti saluti affettuosi dal vostro figlio Antonio"

Nella sua semplicità questa lettera è piena di gioia e di entusiasmo per la vocazione; entusiasmo e gioia che possono essere le caratteristiche anche dei giovani di oggi e noi vi vogliamo dare una mano. Ma non tutto filò liscio nella casa di Zelarino. Una grave disgrazia segnò in maniera dolorosa quell'inizio: una intossicazione stroncò la giovane vita di due miei compagni: Bulian Giuseppe di 15 anni, di s. Vito al Tagliamento (PN) e Ferrari Antonio di 16 anni di s. Vito Leguzzano (VI). Perché tanti ricordi? In questi giorni ci stiamo trasferendo nella parte della casa sistemata per la comunità saveriana. La villa, le antiche barchesse, più volte ristrutturate, e quanto è stato costruito attorno al cortile stanno diventando un Centro Pastorale della diocesi di Venezia.

Rivivendo questi cinquant'anni ci accorgiamo che il Signore ci ha fatto crescere nella gioia e nella sofferenza. Novembre, poi, ci fa ricordare sia gli studenti che i padri che hanno partecipato della vita di questa casa e sono già in Paradiso: da p. Eugenio Morazzoni, primo Rettore, ai padri Giuseppe Scremin, Italo Gaudenzi, Guerrino Sella e Francesco Gasparotto, ai due martiri in Burundi p. Aldo Marchiol, qui studente nel '49 e p. Ottorino Maule, a Zelarino prima studente e poi Rettore, e tanti altri.

Assieme a loro raccomandiamo al Signore amici e benefattori che hanno fatto la storia di questo Istituto e ora godono il premio eterno e tutti i vostri cari defunti. Ma i missionari restano: per loro cambiano le modalità di vita non le finalità della loro consacrazione. Da alcuni mesi si è formato il gruppo "Gioventù Missionaria", aperto a tutti i giovani entusiasti e allegri della diocesi; si riuniscono nella nostra casa con p. Giuseppe e suor Amati!, l'ultima domenica del mese, al pomeriggio. Chi vi partecipa acquista una miglior conoscenza delle Missioni, è aiutato ad animare in senso missionario, ossia da battezzato, il proprio gruppo parrocchiale o una classe di catechismo e, per chi desidera fare una esperienza in missione, costituisce la preparazione necessaria all'invio.

E tu, perché non partecipi?



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