Giornate di pura vita!
Siamo partiti in 14. Non ci conoscevamo, ma siamo tornati a casa dopo dieci giorni come amici. La meta era il Campo estivo che la Caritas di Cagliari organizza da ormai dieci anni (18-26 agosto). Il titolo era “Orizzonti comuni”. In totale sono arrivati in Sardegna 115 giovani di oltre venti nazionalità.
Non sapevamo di preciso cosa avremmo fatto e quanti saremo stati, ma abbiamo scelto di buttarci per vedere nuove realtà e dare possibilità alle nostre orecchie e occhi di aprirsi per ascoltare e conoscere nuove persone. Le mattine erano dedicate al servizio di volontariato in varie strutture; nel pomeriggio partecipavamo a conferenze di vario genere che ci hanno permesso di conoscere realtà del territorio sardo, ma anche temi ricorrenti nella società come quello delle dipendenze, della pace, della custodia del creato, dalla mondialità, dell’amicizia sociale.
La Caritas di Cagliari ci ha inseriti in servizi differenti, affinché ognuno di noi potesse essere coinvolto al 100%. Alcune ragazze hanno svolto servizio in un centro diurno, altri si sono occupati dello smistamento di cibo e vestiario destinato a famiglie in difficoltà, altri ancora hanno conosciuto le famiglie rom che vivono in una situazione di vero degrado, senza luce e gas, hanno animato le giornate di bambini/e ucraini... La nostra missione è stata dare una mano a queste persone attraverso un aiuto concreto, per portare sorrisi e abbracci. Ecco alcune impressioni sull’esperienza vissuta.
Ascoltare le storie di 20 nazioni diverse è stata senza dubbio la base motrice di tutta questa esperienza. Guerra, morte, paura, ma anche culture, balli, canti e detti di 20 diversi stati, sono stati raccontati al campus e questo è stato senza dubbio il punto forte di Orizzonti comuni. Ho riso tanto, ho pianto altrettanto, ho fatto rumore e sono stata in silenzio, ho raccontato e ho ascoltato. È un’esperienza che apre sicuramente gli occhi su mille aspetti e su altrettanti mondi (Giorgia).
Che esperienza pazzesca! È stata una settimana di pura vita, un viaggio attorno al mondo con i piedi fermi a Cagliari. Sarebbe impossibile non esserne usciti cambiati… Siamo stati attori e spettatori di un contatto interculturale pazzesco che ci ha posti tutti sullo stesso piano, liberi di comunicare oltre ogni barriera linguistica. Questo campus ci ha mescolati: abbiamo ricevuto e regalato a nostra volta frammenti di vita, condividendo ed ascoltando storie incredibilmente diverse. Ed è stato bellissimo potersi incontrare e cambiare prospettiva, potersi abbracciare e ribellarsi, sorridendo, a tutte le dinamiche negative che purtroppo ancora dominano il mondo, ma che, insieme, sembrano meno impossibili da sopraffare (Eloisa).
È stato bello aver conosciuto il gruppo di viaggio il giorno stesso della partenza, perché nessuno ti conosce e puoi mostrati per come sei alle persone! Questa esperienza mi ha dimostrato che le barriere si possono superare come quelle della lingua o dell’etnia (Antony).
Mi porto a casa i sorrisi, gli abbracci, i brividi che abbiamo avuto nel sentire storie di viaggi infiniti in cui si è rischiata la vita. Mi porto a casa la leggerezza che in alcuni momenti ho respirato nella speranza che prima o poi questo mondo possa cambiare, che il cambiamento avvenga… perché giovani di 15 e 16 anni non siano costretti a scappare dal proprio Paese, vivendo mesi di viaggio e navigazione mettendo a rischio le proprie vite. Un 20enne del Gambia, sbarcato a Lampedusa quasi due anni fa, ci ha detto: “Sono contento di essere in Italia, perché posso permettere un futuro alla mia famiglia”. Eliminiamo i pregiudizi e diamo voce alle storie di chi arriva. Ora, desideriamo fare qualcosa partendo da qui, dalla nostra città (Giulia).