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Gesù, amico che non sa giudicare!

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Dio ama ognuno di noi in modo personalizzato. Non ci ama in serie. Il suo sguardo si pone teneramente sul volto di ciascuno. La fede cristiana è fare questa esperienza di due sguardi che si incontrano. Dio ha sete di incontrare ognuno di noi, di entrare nella nostra casa.

Ogni uomo ha un desiderio più profondo nel suo cuore. Ogni uomo sogna. La fede è questo incontro. Un incontro d’Amore. Un incontro dove Dio non giudica, non condanna, non pretende. Dio accoglie, abbraccia, accarezza. La carezza di Dio riempie. Per incontrare l’Uomo nella sua umanità fragile, si è In-carnato, cioè si è fatto carne. Ha scelto di non stancarsi mai di sussurrare al nostro cuore: “Ti amo, sei prezioso”. Come dice Alessandro Lavenia, solo Lui è pronto a dirti: “Ti amo” 24 ore su 24, tutti i giorni dalla nascita alla morte. Anzi, prima ancora di nascere ognuno di noi, con la sua storia, è nel progetto d’Amore di Dio.

Tale consapevolezza spingeva il beato Henri Nouwen a regalarci queste parole: “Ti ho chiamato per nome fin dal principio. Tu sei mio e io sono tuo. Tu sei mio amato, in te mi sono compiaciuto. Ti ho modellato nelle profondità della terra e ti ho formato nel grembo di tua madre. Ti ho scolpito nei palmi delle mie mani e ti ho nascosto all’ombra del mio abbraccio. Ti guardo con infinita tenerezza e ho cura di te con una sollecitudine più profonda che quella di una madre per il suo bambino. Ho contato ogni capello del tuo capo e ti ho guidato ad ogni passo. Ovunque tu vada, io vengo con te, e ovunque tu riposi, io veglio su di te. Ti darò del cibo che soddisferà ogni tua fame e bevande che estingueranno ogni tua sete. Non nasconderò il mio viso da te. Tu sai che io sono tuo come io so che tu sei mio. Tu mi appartieni. Io sono tuo padre, tua madre, tuo fratello, tua sorella, il tuo amante e il tuo sposo”.

Siamo rientrati nello studentato, dove la comunità ha preparato la Lectio Divina. Insieme, abbiamo pregato e condiviso. Ci siamo ascoltati. Il vangelo dice: “Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. Andare in Congo, giocare con migliaia di bambini, accanto ai poveri, visitare i profughi, celebrare con le comunità, è mettere in pratica questo comandamento dell’amore. La serata si è conclusa con un momento di gioco, durante il quale ci siamo conosciuti meglio e si sono annodate nuove relazioni belle e profonde. La domenica, dopo la Messa, abbiamo visitato il museo, dove abbiamo assaporato l’internazionalità saveriana. 
Dio ha catturato per sempre il cuore di san Conforti, che ha saputo dire il suo “sì”. Tornare a Parma, per me, è sempre tornare alla sorgente. E la domanda che Gesù fece più di duemila anni fa riecheggia nelle mie orecchie: “Quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?” (Lc 9,25).



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