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Caro p. Filippo,

sono un volontario laico che da diverso tempo assiste i saveriani anziani ed ammalati nell’infermeria del quarto piano, a Parma. Questo luogo di amore e di fratellanza è poco conosciuto e frequentato, anche dai saveriani in salute. Il mio impegno mi porta anche a dare visibilità a questo luogo, mettendo in mostra chi offre la sua fratellanza a questi missionari. Che ne dici del quarto piano e un laico in prima pagina? Sarebbe una forte emozione per tutti!

Gian Pietro Sartori - Parma

Caro Gian Pietro,

abbiamo letto e apprezzato la riflessione che ci hai inviato, allegata alla presentazione di cui sopra. Appena sarà possibile, troverà spazio sicuramente nel giornale e poco importa la collocazione. È più importante far conoscere questa realtà della congregazione e il lavoro di chi (saveriani, dipendenti e volontari) si dedica, con umanità e professionalità, ai missionari malati. Essi, al quarto piano della Casa Madre, trovano l’assistenza che meritano, dopo tanti anni di missione. E accogliamo anche la “tirata d’orecchie” per quei saveriani un po’ distratti che al quarto piano bazzicano di meno.

Pochi giorni fa ho ricevuto “Missionari Saveriani” e, tra le lettere, ho scorto i ricordi della sorella di p. Lorenzo Caselin. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e questo incontro mi ha “stregato”. Insegnavo nel paese in cui sono nata e abito. I “miei” bambini di quarta elementare si stavano preparando alla prima Comunione, ansiosi e felici di ricevere regali. Avevo proposto di donare un po’ della nostra felicità a un bambino povero, lontano. Con i risparmi raccolti avevamo acquistato scarpe, biancheria, maglioni e pantaloncini per due bambini. Ma chi avrebbe potuto fare da tramite? Una delle alunne disse: “Mia zia conosce un missionario in Africa!”. Era p. Lorenzo.

L’anno seguente è venuto di persona a scuola per ringraziarci. Aveva un cuore grande, non si risparmiava e sapeva apprezzare anche il più piccolo dono. “Alle 21 di ogni sera vi affido alla Mamma celeste”. Era innamorato della Madonna. Ho sempre avuto la certezza che guidasse me ed altri e ci mettesse in mani “sicure”. Ricevevo le sue “Lettere agli amici…” e capivo che era il suo modo di mantenere i contatti a un livello più alto, a pensare oltre, a confidare, affidare e affidarsi a chi può, a chi sa vedere e amarci nel modo giusto. Ho incontrato p. Lorenzo due o tre volte, ma lo porto nel cuore, con la “Mamma Celeste”.

Felicita Perani - Oggiona con S. Stefano (VA)

Cara Felicita,

la sua testimonianza ha qualcosa di delicato, antico, che ci fa tornare indietro nel tempo. E il cuore grande di p. Lorenzo Caselin ci invita a dare ogni giorno il meglio di noi stessi, con uno stile non gridato, con una presenza costante, ma non invadente, per non lasciarsi travolgere dalle “insignificanze di ogni giorno”, come ci scrive. Speriamo di essere sempre all’altezza di una vocazione e di un’attenzione che non sono mai scontate.



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