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Filippine, Il racconto di una esperienza

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A chi non è mai successo di rimanere affascinato da quei paesaggi di spiagge di sabbia bianca protette da maestosi alberi di cocco che si protendono verso l’azzurro di un mare trasparente, scaldate da un radiante sole tropicale? Per molti occidentali è solo un sogno tenuto vivo dagli spot pubblicitari delle Agenzie di viaggi. Per il turista in cerca di vacanze esotiche, certamente l’arcipelago delle Filippine, con le sue settemila isole, risponde a questo sogno.

Ma per il missionario le cose vanno diversamente. Non che egli non sappia apprezzare le bellezze naturali, anzi forse come nessun altro egli è capace di riconoscere il patrimonio di ricchezze di un popolo e del suo Paese. Infatti sa guardare ad esse non con l’occhio calcolatore che tutto vuole trasformare in beneficio economico, ma con gli occhi del Creatore, che rispetta e che ama. Per questo il suo sguardo è più penetrante e sa riconoscere anche bellezze che non sono nell’ordine materiale.

marco filippine Mi trovo nelle Filippine da poco più di tre anni e devo confessare che ho avuto poco tempo per visitare quelle spiagge, ma molto tempo per scoprire un altro aspetto delle Filippine, quello di cui la propaganda pubblicitaria non parla, cioè la vita ordinaria delle persone. Vivo nell’area metropolitana della capitale Manila, che conta circa 12 milioni di abitanti. Il contatto con la gente e la visita alle famiglie mi fa scoprire ogni giorno di più la realtà di speranze e gioie, ma anche di preoccupazioni e sofferenze.

Per molti la prima preoccupazione è il lavoro. In una città così popolata non è facile offrire a tutti opportunità lavorative.

Per questo è frequente trovare famiglie in cui uno o più membri vanno a lavorare all’estero. Eppure, nonostante il problema del lavoro possa produrre una certa dispersione, la famiglia è unita da vincoli di solidarietà molto forti: l’amore dei genitori per i figli, il rispetto dei figli per i genitori, ed il senso di responsabilità dei figli maggiori nell’aiutare economicamente la conduzione della famiglia, soprattutto quando ci sono fratelli ancora piccoli.

Certo questa solidarietà non è estranea alla tradizione cristiana; eppure questo valore, che è presente anche nella nostra tradizione europea, rischia di diventare solo un ricordo nella società occidentale che sottolinea soprattutto il valore dell’individuo, della libertà personale, dell’autonomia, molte volte a scapito della solidarietà. La difficoltà per incontrare lavoro per molti significa povertà e sacrifici.

Eppure la gente non perde la speranza, il sorriso, la voglia di fare festa, la capacità di essere ospitale.

Ricordo che un giorno, mentre camminavo per strada, un bambino sui 7 anni che passava di lì mi si avvicinò e allungò il suo braccio verso di me. Nella mano c’erano due caramelle, e mi invitò a prenderne una. Al momento rimasi molto sorpreso, perché ero sì abituato ai bambini che chiedevano qualcosa, ma non a ricevere da loro. Per quel bambino due caramelle significavano molto, eppure si poteva leggere negli occhi con quanta gioia me ne offriva una. Non potei rifiutare.

Quel gesto così spontaneo poteva essere la stravaganza di un bambino, ma probabilmente era molto di più. Era una manifestazione spontanea di quei valori di solidarietà, generosità e ospitalità tanto apprezzati e vissuti da coloro che, pur vivendo nelle ristrettezze economiche, sanno ancora mettere al centro il valore della vita umana.

Ma non è possibile comprendere correttamente questi valori sentiti e vissuti tra la gente, se non prendiamo in considerazione l’aspetto religioso.

Certamente anche nelle Filippine sta prendendo piede un certo materialismo, favorito dalle tante forme pubblicitarie di beni di consumo, che fanno presa soprattutto sulla popolazione giovanile. Eppure è molto forte il senso religioso che apre l’orizzonte della mente e del cuore oltre le sicurezze che i beni materiali posso procurare. Basta visitare santuari come Quiapo, dove si venera il Cristo Nazareno, o Baclaran, dove si venera la Vergine del Perpetuo Soccorso, affollati da centinaia di pellegrini per rendersi conto del ruolo della fede nell’affrontare le situazioni di gioia e sofferenza della vita quotidiana.

Nei miei primi anni nelle Filippine ho avuto poche occasioni di apprezzare le bellezze naturali di queste isole; ma credo di aver iniziato ad apprezzare altre ricchezze, forse non tanto conosciute, ma non per questo meno vere.



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