"Cari amici, scrivo per dirvi…", Lettera da Luvungi
I nostri lettori hanno conosciuto p. Lanaro negli anni in cui egli è vissuto a Gallico. Dal Congo, scrive periodicamente a tutti gli amici per informarli sulla sua missione.
Come al solito, la settimana scorsa l'ho vissuta fra la mia gente, percorrendo i 50 chilometri di strada che uniscono l'estremità sud a quella nord della missione; per intenderci, Kanga e Lubanga. Gli amici calabresi forse ricorderanno questi luoghi che ho fatto conoscere loro, anche a prezzo di qualche goccia di sudore.
Ogni volta si rinnova l'incontro con persone, situazioni e luoghi diversi.
C'è sempre quel precipizio!
Tutti i giorni, gli uomini si mettono al lavoro. I picconi battono il suolo, che in quel tratto sembra ritornato abbastanza argilloso, e non più roccioso come qualche metro prima. Con la jeep ho tentato di superare il primo chilometro e ci sono riuscito, ma con un certo batticuore perché il tracciato è ancora troppo imperfetto. Ogni tanto è assolutamente insufficiente per consentire il passaggio sicuro a una camionetta. E a fianco, c'è sempre il precipizio che ti attende...
Eh sì, ancora ce ne vorrà di lavoro per rendere la strada accessibile alle camionette che dovrebbero salire fino al mercato, sulle alture di Mulenge. Ma la speranza prosegue. Intanto continuo i miei contatti con un'organizzazione locale, nella speranza di ottenere un aiuto monetario per sovvenzionare i lavoratori.
Gli esami non finiscono mai
Ricordo i tempi dell'università, quando ogni esame era preceduto dall'immancabile incubo di non farcela. Adesso le cose sono cambiate. Sono io il cattivone in cerca di scolaretti da terrorizzare. A 70 anni suonati, mi sono deciso di sobbarcarmi questa incombenza, dopo che mi ero abituato ad affidare i nostri catecumeni ai catechisti locali.
La situazione mi è sembrata simile a quella italiana. Sì, il sentimento religioso esiste, come pure il senso di appartenenza a una comunità. Ma se guardo alle motivazioni personali o alla consapevolezza di certe affermazioni, allora rimango un po' desolato.
Perciò tento di mostrare ai catechisti come potrebbero orientare le loro lezioni, cercando di trasformarle in momenti di condivisione dell'esperienza cristiana della vita. Proprio questo è il nodo: vivere finalmente questa meravigliosa esperienza, che dà senso e splendore alla nostra vita e la fa diventare una cosa seria e bella.
Lo Spirito è sempre al lavoro
Ho conosciuto anche alcune persone ..."esagerate", senza misura nel loro impegno cristiano. Ho incontrato Gian Maria, un ragazzone che durante i primi trent'anni della sua vita ha assaporato molto fango quotidiano. Era alunno della prima elementare quando il padre lo strappò dalla scuola per mandarlo a custodire le vacche. È cresciuto senza alcun riferimento culturale o religioso. Poi la guerra civile e la fuga...
In Tanzania si è imbattuto in una setta protestante locale che lo ha accolto, dopo averlo battezzato una seconda volta. Poi il ritorno in Ruanda e l'impatto con una realtà amara: due anni di galera, la confisca dei beni familiari e la minaccia di un nuovo arresto. Allora il nostro Gian Maria si è deciso a fuggire una seconda volta, nonostante i rischi che correva. Ha attraversato il confine ed eccolo qui fra noi.
Stavolta è caduto nelle reti dei nostri "amici della preghiera" e ne condivide con entusiasmo tutte le attività. Finalmente sta studiando il catechismo: spero di poterlo accogliere presto nella nostra comunità cristiana, in attesa che possa tornare nel suo Paese o far arrivare qui la ragazza con cui ha deciso di fondare una famiglia cristiana.
Così scopro che davvero lo Spirito è sempre ...al lavoro!