Familiari dei missionari sardi insieme
Una giornata di festa e riflessione
Domenica 9 maggio ci siamo incontrati a Cagliari per la festa annuale dei familiari dei missionari sardi. All’inizio, è stata ricordata la recente nomina di padre Carlo Pozzobon, nuovo superiore dei saveriani in Italia, a cui è andato l’ideale augurio di buon lavoro da parte di tutti i partecipanti.
A celebrare con noi questo appuntamento c’era anche il vicario generale dei saveriani, p. Luigi Menegazzo, che ha fatto il punto della situazione dei 19 Paesi in quattro continenti dove lavorano i nostri missionari. Padre Luigi ha anche fatto memoria di p. Simone Vavassori, morto improvvisamente in Congo. Padre Simone aveva una lunga esperienza missionaria; alcuni l’hanno conosciuto personalmente quando era stato rettore di Macomer negli anni ‘60 e lo ricordano ancora.
Uno sguardo sul mondo
In alcuni Paesi dell’Africa da vari anni continua la guerra, tanto che ormai è diventata un dramma cronico. Le conseguenze sono gravi: la vita sociale, politica ed economica di molte nazioni va a rotoli e lo sviluppo rimane frenato. Il proseguimento della guerra, poi, abitua le coscienze all’accettazione rassegnata della violenza e del male.
Anche in America latina la guerriglia si sta diffondendo sempre più, sostenuta dal traffico della droga. Sempre più numerosi sono i casi di sequestro di persona. Con l’occupazione di alcuni territori, la guerriglia sta ormai portando alla creazione di stati negli stati.
Padre Luigi ha espresso anche la difficoltà di sostituire i missionari anziani, specialmente in Bangladesh e in Indonesia, dove non viene rilasciato facilmente il visto di entrata per nuovi missionari. Fortunatamente è cresciuto il numero degli indonesiani che studiano nelle varie teologie saveriane del mondo e già si possono contare i primi novizi e studenti di teologia del Bangladesh. In Giappone, invece, è più semplice ottenere il visto d’ingresso.
Tra crisi e speranza
Padre Luigi ha manifestato preoccupazione per la crisi di vocazioni missionarie in Italia e nei Paesi europei, mentre c’è un discreto numero di giovani in Congo, Indonesia e Messico che si stanno preparando a diventare saveriani. I vescovi dell’Africa e dell’America latina continuano a fare richieste di missionari per le loro diocesi, ma per il momento il personale è appena sufficiente per le missioni dove stiamo già lavorando.
Nonostante molte richieste e il nostro vivo desiderio, non è stato ancora possibile aprire un’altra missione in Asia.
La missione, come sempre, è difficile. Occorre vivere con impegno la nostra vita di missionari, secondo lo spirito del fondatore beato Conforti e della consacrazione religiosa. Per rinnovare la missione occorre rinnovare l’impegno personale al servizio del vangelo.
L’opera delle saveriane
Alla festa c’era anche suor Piera, delle saveriane di Oristano. Ha riferito che le missionarie saveriane hanno aperto da tre anni una nuova missione in Tailandia. Ha espresso preoccupazione perché la presenza delle suore saveriane in Sardegna è ridotta al minimo. Le nuove generazioni non rispondono alla chiamata missionaria, forse anche perché noi missionari abbiamo difficoltà a farci conoscere.
Raccontava padre Mollaretti che, nei suoi primi anni di missione in Giappone, mentre preparava la giovane catecumena
Nakata, le domandò se avesse capito il senso del battesimo. La giovane rispose: “Ho visto le gocce di sudore scendere dalla sua fronte, padre, per parlare in giapponese. Vuol dire che il battesimo deve essere molto importante!”. Nakata è poi diventata missionaria saveriana.