Fedeltà e testimonianza

Quello di Papa Wojtyla è uno dei più lunghi pontificati nella storia della Chiesa. In tutti questi anni Giovanni Paolo II ha toccato innumerevoli volte il tema della famiglia. E più specificatamente la famiglia alla luce dei valori della missione. Nel 1979, durante il suo primo viaggio apostolico, in Messico, intervenendo a Puebla, dove si erano radunati i vescovi latino-americani, affermò: "La futura evangelizzazione del mondo dipenderà in gran parte dalla Chiesa domestica, cioè dalle famiglie che vivono una vita cristiana profonda".

Una espressione che il Papa riprese due anni dopo quando, nel novembre del 1981, promulgò l’Esortazione Apostolica Familiaris Consortio, quasi una sintesi del Sinodo dei vescovi svoltosi in Vaticano nell’autunno dell’anno precedente. Un testo che affronta i problemi della famiglia cristiana nella prospettiva di un confronto a livello mondiale, dove confluirono le esperienze vissute dalla Chiesa di quegli anni nei cinque continenti. Qualcuno lo definì "la più aggiornata visione della Chiesa cattolica sulla famiglia nel mondo contemporaneo".

L’anno scorso, nel 20° anniversario delll’uscita dell’Esortazione Familiaris Consortio, fu organizzata a Roma una solenne celebrazione chiamata La grande festa della famiglia, durante la quale vennero beatificati insieme i coniugi Maria e Beltrame Quattrocchi. (cfr. articolo nel paginone) Per la prima volta, nella millenaria storia della Chiesa, due sposi sono saliti, insieme, all’onore degli altari, chiara affermazione della santità possibile a raggiungersi sul piano terreno e all’interno della famiglia.

Al n. 48 dell’Esortazione il Papa spiega: "Di fronte alla dimensione mondiale che oggi caratterizza i vari problemi sociali, la famiglia vede allargarsi in modo del tutto nuovo il suo compito verso lo sviluppo della società. Si tratta di cooperare ad un nuovo ordine internazionale, perché solo nella solidarietà mondiale si possono affrontare e risolvere gli enormi e drammatici problemi della giustizia del mondo, della libertà dei popoli, della pace dell’umanità".

Nei gruppi di famiglie cristiane che desiderano crescere nell’amicizia e nel dialogo fraterno nell’ambito delle parrocchie si dibatte spesso il tema di come proporre ai figli un reale modello di condivisione e crescita alla luce della parola di Dio, come pure quello di come vivere consapevolmente e attivamente il comune mandato missionario che ci chiede di andare verso i fratelli. Ideale che potrà essere pienamente realizzato se le coppie vivranno insieme la sequela di Cristo, senza presunzione e senza affanno, ma soprattutto con tanta fede nella presenza del Signore in mezzo a loro.

La famiglia come santuario domestico, che va continuamente alimentata e arricchita con la preghiera e l’esercizio della testimonianza evangelica.

Ci sono poi delle coppie che sentono ancora più urgente il loro bisogno di partecipare alla missione della Chiesa e di condividere in forma ancora più piena la vocazione all’annuncio. In una stagione nella quale le file dei sacerdoti e dei missionari si assottiglia sempre più, le partenze di laici verso altri Paesi diventano un aiuto provvidenziale, straordinario. Oggi è in aumento il numero di giovani coppie che decidono di donare qualche anno con una presenza stabile in un Paese di missione. Un pellegrinaggio del tutto nuovo, moderno ed evangelico, che risponde con sorprendente generosità all’invito di Gesù: "Andate in tutto il mondo, e diffondete la mia Parola".

No al familismo

Proprio volendo
valorizzare al massimo
la famiglia,
sia a livello sociale
che a livello ecclesiale,
bisogna stare attenti
a non cadere nel tranello
del familismo,
perché nel familismo
è la persona
che viene vista
in funzione della famiglia:
per il suo prestigio,
per la sua continuità
dinastica,
per la conservazione
e l’accrescimento
del suo patrimonio
e così via.
La famiglia deve essere
in funzione delle persone
e non viceversa.