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Esercizi spirituali per le delegate a Macomer

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Dall’11 al 13 settembre si sono tenuti gli esercizi spirituali per le delegate del Nord della Sardegna, nel Centro pastorale S. Guido Maria Conforti, a Macomer. Ho guidato le riflessioni, seguendo l’inizio dell’attività pubblica di Gesù, secondo il vangelo di Luca (Luca 4,16-44), e la chiamata alla collaborazione dei primi discepoli (Luca 5,1-11). Le difficoltà e le tentazioni che il Signore ha avuto sono simili alle nostre.

All’inizio, lo Spirito scende su Gesù nel battesimo e gli dice: “Tu sei mio figlio, l’amato”. Poi lo conduce nel deserto (le tentazioni) e, in seguito, inizia il suo ministero a Nazareth. Lì conosce tutti ed è conosciuto da tutti. Entra nella sinagoga di sabato e torna a fare quello che ha sempre fatto (“Si alzò a leggere…”). Sorprende la reazione dei concittadini di Gesù. Dapprima sono meravigliati, ben presto però lo stupore si trasforma in scandalo e pretesa di miracoli-prove. Egli è il medico che deve curare infermità ed esaudire i bisogni. Gesù, invece, afferma di essere un profeta e rivela che la promessa del Messia ha iniziato ad attuarsi nella storia. Ed era proprio lui in persona…

La predicazione nella sinagoga di Nazareth si conclude con la decisione di ucciderlo. Ma il rifiuto dei suoi non può impedirgli di andare altrove e proclamare la realizzazione delle promesse di Dio e l’inizio del suo Regno. Gesù non subisce passivamente l’esperienza tragica del rifiuto a Nazareth. Egli la assume e le dà un senso nuovo. Diviene l’occasione perché ovunque si manifesti la sua opera. Anche a Cafarnao le sue parole suscitano sentimenti contrastanti e provocano una divisione. Da una parte, c’è la reazione della gente, stupita dal suo insegnamento “perché parlava con autorità” (Lc. 4,32). Dall’altra, c’è la reazione di un sordomuto, posseduto da uno spirito impuro, che riconosce subito la sua santità e la propria schiavitù. Lì dove si manifesta la presenza di Dio in Gesù, la sua promessa di vita, la sua liberazione… lo Spirito del male deve scomparire.

Gli apostoli sono frastornati dalla reazione della gente e dalle parole forti di Gesù; pensano di lasciarlo e di tornare al loro lavoro. Egli sente la loro delusione e si fa loro vicino. Sale sulla barca di Pietro e, in questo modo, lo costringe anche a tornare alla sua imbarcazione, assieme agli altri pescatori e apostoli. Gli chiede di gettare di nuovo le reti, quelle vuote. Tutto è come prima, eppure ora è tutto diverso, perché su quella barca c’è il Signore. Pietro dovrà gettare le reti in acqua, non fidandosi della propria competenza di pescatore, ma obbedendo alla parola di Gesù. Il lago è lo stesso, la barca è sempre quella, anche le reti non sono cambiate. Ciò che cambia è che ora tutto accade in relazione con Cristo, in obbedienza a un suo comando. Ora Pietro ha scoperto e compreso cosa vuol dire scegliere ed essere pescatore di uomini, nuovo Gesù.
Un pellegrinaggio a Bosa, nella parrocchia di San Giuseppe, ha concluso gli esercizi. Arrivederci a tutti per il ritiro di Natale.



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